IL CIRCO

Venite, signore e signori, ammirate il funambolico capolavoro di Charlie Chaplin ispirato alla secolare arte circense. Venite a vedere acrobati, domatori, maghi, leoni e il vagabondo Charlot che, in veste d’attrezzista, vi strapperà più risate dell’intera compagnia dei clown!
Uscito nelle sale solo pochi mesi prima dell’avvento del sonoro Il Circo è uno tra i più grandi capolavori del cinema muto, in grado di divertire e commuovere il pubblico mescolando dramma, poesia e comicità con estrema naturalezza, come solo Chaplin sapeva fare. Film modernissimo, con un ritmo perfetto, è un vero e proprio ‘autoritratto d’artista’, che mescola ricordi d’infanzia e riflessioni sul comico, gag irresistibili e struggente poesia, e che ci regala una delle più geniali metafore dell’umana esistenza mai viste al cinema: la scena di Charlot ‘equilibrista’ che cammina sulla corda assediato dalle scimmie.

Charlot, assunto come inserviente in un circo, suscita, con i suoi gesti maldestri, l'ilarità del pubblico che, richiamato dalla sua presenza, accorre sempre più numeroso. Pur senza saperlo, egli diventa ben presto l'attrazione numero uno dello spettacolo, ma, mentre il circo prospera, la sua posizione e la sua paga restano uguali. Finalmente, una giovane trapezista sua amica, Myrna, gli rivela la verità, riuscendo a fargli ottenere un aumento di stipendio. Segretamente innamorato di lei, Charlot si illude, in seguito alla predizione di una chiromante, di essere l'uomo destinato a sposarla. Il fortunato, invece, è Rex, l'equilibrista. Divenuto incapace di far ridere e, per questo, minacciato di licenziamento, Charlot si allena segretamente sulla corda per diventare come Rex e una sera, in sua assenza, viene chiamato a sostituirlo. La sua esibizione scontenta il proprietario e viene licenziato. Per stargli accanto, Myrna abbandona il circo, ma Charlot, generosamente, fa in modo che Rex la raggiunga e la sposi.

- OSCAR SPECIALE PER INTERPRETAZIONE, SCENEGGIATURA, REGIA E PRODUZIONE (1928).

-OPERATORI: JACK WILSON E MARK MARLATT.

- PRIMA PROIEZIONE: 6 GENNAIO 1928, STRAND THEATRE, NEW YORK.

- PRIMA PROIEZIONE ITALIANA: MAGGIO 1928.

1928
USA
Drammatico
Charles Chaplin
Charles Chaplin, Allan Garcia, Merna Kennedy, B. Morissey, John Rand
76min
3,90


TRAILER


ACQUISTA

Valuta:

Fotogallery
Scheda gioco per i bambini



Il Circo è la concentrazione silenziosa dell’Arte di giocare
senza dire nessuna parola,
l’antiteatro,
la tecnica dei sordi e dei muti,
i grandi attori del mondo.
Charlie Chaplin




Questa fu sicuramente l’opera più “faticosa” di Chaplin: nel corso della lavorazione successe infatti di tutto, da diluvi ed incendi che distrussero il set a furti di materiale fino a tentativi di confisca della pellicola in quanto bene, a seguito del divorzio con Lita Grey.

Chaplin dimostra la sua artisticità a 360° facendosi anche compositore della musica, cge fu dallo stesso cantata più avanti nel tempo.

Lo stesso regista per anni fece cadere nel dimenticatoio questa sua pellicola, poiché probabilmente doveva riportargli alla memoria un periodo poco felice della sua vita, per tutte le disavventure sopra menzionate.

Egli aveva infatti passato, nel mentre, un periodo di profonda depressione (soprattutto a causa del matrimonio forzato e conseguente divorzio con la già menzionata Lita Grey), che si era manifestata sotto forma di insonnia, fobie nonché un prematuro ingrigirsi dei capelli, a rimedio del quale dovette ricorrere alla tintura.

Soltanto negli anni ’60 si decise, alfine, di dedicarsi alla riedizione della medesima.

Le scene di acrobazia sulla corda furono eseguite realmente dal regista, che dovette sottoporsi ad un allenamento intensivo riguardante le tecniche d’equilibrio, seguito passo passo da Henry Bergman, l’unico della troupe ad avere un passato nell’arte circense.

Quanto alla stralcio nella gabbia del leone, questo venne girato circa duecento volte per ottenere il risultato finale; il tutto sfidando il reale terrore che Chaplin provava per la ferinità della bestia.

LINK ALL'ARTICOLO COMPLETO

Come nacque il sonoro.

Ecco la testimonianza diretta di Charles Chaplin.

“Mentre ero a New York un amico mi informò di aver assistito  alla sincronizzazione sonora di un film e predisse che in breve essa avrebbe rivoluzionato l’intera industria cinematografica. Non ci pensai più fino a qualche mese dopo quando la Warner Brothers (era il 1928) produsse la sua prima sequenza parlata.  Era un film in costume nel quale si vedeva  un’attrice molto carina – che rimarrà anonima –   macerarsi in silenzio per un grande dolore, tradendo l’angoscia negli occhioni pieni di sentimento   e più eloquenti di Shakespeare.  Poi, ad un tratto nel film entrava un nuovo elemento: il rumore che si sente quando  si porta all’orecchio una conchiglia marina. Allora l’adorabile principessa diceva, come se avesse la gola piena di sabbia: ”Sposerò Gregory, a costo di rinunciare al trono”. Fu un colpo tremendo, perché fino a quel momento la principessa ci aveva ammaliato. A misura che il film procedeva, il dialogo divenne più ridicolo ma mai così ridicolo come gli effetti sonori. Quando girava la maniglia sulla porta del boudoir si aveva l’impressione che qualcuno avesse dato un colpo di manovella per  mettere in moto un trattore agricolo, e quando l’uscio si chiudeva sembrava che si fossero scontrati due autocarri carichi di legname. All’inizio nessuno sapeva dosare il sonoro:  il cavaliere errante dentro la sua armatura  sferragliava come un’acciaieria, una semplice cenetta in famiglia sembrava l’ora di punta  in una trattoria economica e chi versava l’acqua in un bicchiere faceva un rumore da sfondare i timpani. Uscì dal teatro convinto che il  sonoro avesse i tempi contati. Un mese dopo la MGM produsse Melodie di Broadway,  una commedia musicale sonora a lungometraggio, molto scadente  sotto il profilo artistico ma che ottenne uno strepitoso successo finanziario.  Quello  fu l’avvio  e nel volgere di una notte tutti i teatri  presero a telegrafare che volevano pellicole sonore. Era il tramonto del cinema muto. Io però ero deciso  a continuare a fare film muti, perché credevo che ci fosse posto per ogni sorta di svaghi”.

Charlie Chaplin


Nato in un sobborgo di Londra  da una famiglia di attori del vaudeville, Charles Chaplin  è morto nel 1977,  a Vevey, in Svizzera, ricco, famoso e a capo  di una numerosa famiglia che comprende  di attori di buona levatura. Ebbe un’infanzia poverissima, da bambino fece mille mestieri per aiutare la madre che un giorno finì in manicomio. Di quegli anni nell’autobiografia Chaplin dà una rievocazione edulcorata,  facendo un ritratto della madre sempre affettuoso e ammirato. La realtà deve essere stata ben diversa. Nell’autobiografia  comincia così il racconto della sua vita:

”Sono nato il 16 aprile 1889, alle otto di sera, in East Lane, Walworth. Subito dopo ci trasferimmo  in West Square, St George’s Road, Lambeth. Stando a mia madre, il mio fu un mondo felice. Le nostre condizioni erano relativamente agiate; abitavamo in tre stanze  arredate con gusto. Ecco uno dei miei primi ricordi:  ogni sera, prima che mia madre andasse a teatro, Sydney ed io venivamo messi a letto, fra coperte amorevolmente rimboccate, e affidati alle cure della cameriera. Nel mio mondo di tre anni e mezzo tutto era possibile; se Sydney, che aveva quattro anni più di me, con un abile gioco di prestigio riusciva ad ingoiare una moneta e a farsela uscire dalla nuca, potevo farlo anch’io; fu così che inghiottii un mezzo penny  e mia madre si vide costretta a chiamare il dottore”.

In realtà, il piccolo Charlie e suo fratello Sydney, orfani di padre, ebbero un‘infanzia di stenti. Per anni hanno vissuto della carità pubblica, di occasionali lavoretti, ma da un certo momento in poi furono bravi attori di teatro, fino al giorno in cui Chaplin varcò l’oceano e con una compagnia inglese sbarcò negli Stati Uniti. Dapprima attore di commediole, poi inventore delle comiche filmate che hanno fatto la sua fortuna: pellicole di pochi metri che conquistarono le prime platee cinematografiche.

Come nacque Charlot

Lo racconta lui stesso in poche parole. Un giorno, Mack Sennett, attore, regista e produttore,  era a corto d’idee.

“Qui ci vuole qualche trovata  – disse, poi si rivolse a me – prova una truccatura comica. Una qualsiasi”. Non sapevo a quale truccatura ricorrere. Mentre puntavo verso il guardaroba pensai di mettermi  un paio di calzoni sformati, due scarpe troppo grandi, senza dimenticare il bastone e la bombetta. Volevo che tutto fosse in contrasto: i pantaloni larghi e cascanti, la giacca attillata, il cappello troppo piccolo e le scarpe troppo grandi. Ero incerto se truccarmi da vecchio o da giovane, poi mi ricordai che Sennett mi aveva creduto un uomo assai più  maturo e così aggiunsi i baffetti che, argomentai, mi avrebbero invecchiato senza nascondere la mia espressione. Non avevo la minima idea del personaggio. Ma come fui vestito, il costume e la truccatura mi fecero  capire che tipo era. Invenzioni comiche  e trovate spiritose mi turbinavano incessantemente nel cervello. Quando mi trovai al cospetto di Sennet  assunsi l’identità del nuovo personaggio  e cominciai a passeggiare su e giù, tutto impettito,  dondolando il bastoncino, passando e ripassando davanti a lui”.

Era nato Charlot, protagonista prima di decine e decine di brevi comiche, poi di lungometraggi  entrati nella storia del cinema.

Se fa ridere dopo quasi ottant'anni, è un classico.

CRITICA DI IL CIRCO

"The Circus è una delle opere chapliniane più istintive e immediate, disperate e vaghe, precorritrici di Limelight (Luci della ribalta) e della vittoria (solo in parte mediata dall'ironia) del "cuore" sulla "mente". E non è un caso che, proprio come "Limelight", "The Circus" sia uno dei film in cui l'autobiografia sia più trasparente. Innanzi tutto entrambi sono discorsi sul comico: qui Chaplin ne sottolinea le esigenze di spontaneità (durante le prove Chaplin è un disastro, solo nell'improvvisazione di fronte al pubblico riesce a far ridere); poi non deve portare dentro di sé tristezza, ma usarla come una molla nascosta. ....Entrambi i film si chiudono con una rinuncia, che ha il tono della sconfitta solo in quanto la sconfitta è una misura costante della vita e si può quindi, rovesciando la prospettiva, uscirne paradossalmente vincitori." (Giorgio Cremonini, "Charlie Chaplin", Il Castoro, 1995)

Il film che incantò Federico Fellini


Probabilmente il massimo capolavoro diretto da Chaplin negli anni ‘20, Il circo è anche uno dei più bei ritratti mai dipinti del pittoresco e sgangherato mondo sotto il tendone. In perfetto equilibrio tra divertimento e pathos, il regista-attore si improvvisa clown, facendo diventare la propria figura, sgraziatamente aggraziata, l’incarnazione vivente dell’arte acrobatica. E a proposito di equilibrismi, la clamorosa ed esilarante sequenza sulla fune con le scimmiette molestatrici raggiunge una delle vette comiche più elevate di sempre. Con la precisione millimetrica che ne contraddistingue l’intera filmografia, Chaplin riesce qui a destreggiarsi tra dramma e commedia danzando tra una e l’altra e regalando una delle storie d’amore non corrisposto più intense dell’intera storia del cinema. Per proteggere l’oggetto del suo desiderio, il Vagabondo arriva a rinunciarvi e a farsi da parte, compiendo un gesto sacrificale di una purezza straziante. La scena finale, con il circo che si allontana, lasciando il Vagabondo alle spalle, è da brividi. La lavorazione fu però decisamente travagliata, tra bufere, negativi rovinati e incendi sul set: il regista patì proprio in quel periodo la separazione e le pressioni economiche della ex moglie Lita Grey. Nonostante questo, il risultato è un film perfetto che valse al suo autore un meritatissimo Oscar speciale per la “versatilità e la genialità nello scrivere, recitare, dirigere e produrre”. Dal montaggio finale sono state eliminate diverse sequenze decisamente spassose, recuperate dai registi Kevin Brownlow e David Gill e inserite nel documentario Chaplin sconosciuto (1983)

LINK ALL'ARTICOLO COMPLETO