Charlot lavora in una fabbrica i cui ritmi disumani lo conducono al ricovero in manicomio. Quando esce si trova coinvolto in una manifestazione sindacale e viene arrestato. Dopo aver sventato un'evasione ritorna in libertà e salva una ragazza di strada dall'arresto innamorandosi di lei. La loro vita non sarà facile ma la speranza in un futuro migliore non verrà a mancare.
Tempi Moderni è un film popolare con un messaggio di fondo altamente rivoluzionario. Negli Stati Uniti durante la permanenze della pellicola, nel 1936, nelle sale cinematografiche Chaplin fu accusato di attuare una propaganda a favore delle forze di estrema sinistra.
L’autore inglese, seppur mitigando la portata della sua critica con un linguaggio rivolto ad un pubblico vastissimo, costruisce una satira molto pungente, che mette in discussione tutti i fondamenti dell’economia americana basati sul taylorismo, con la conseguente condanna a quel sistema di lavoro chiamato catena di montaggio.
Il sistema capitalistico sembra infatti mettere dei veri e propri limiti alla felicità dell’essere umano. Chaplin gira un film comico con un impatto incredibile dal punto di vista sociale, che mantiene la sua forza espressiva e ideologica a più di 70 anni dalla sua creazione. La comicità del regista di “Luci della Città” non lascia spazio a realismo e logicità, le situazioni rappresentate sono per lo più inverosimili, ma non per questo Chaplin non riesce a trasmettere smarrimento e disagio quando l’attenzione viene spostata su elementi della trama più tragici.
Tempi moderni è il primo film a portare sullo schermo, in chiave comica, le alienazioni della modernità e il rapporto uomo-macchina, così come s'era affermato in America a partire dal primo dopoguerra. Nell'ideazione del film Chaplin attinse indubbiamente al ricordo della visita compiuta nel 1923 agli stabilimenti industriali della Ford di Highland Park.
La prima bozza di sceneggiatura porta il titolo di Commonwealth. Gli episodi comici sono più numerosi di quanto saranno nel film e la struttura narrativa meno definita. Sono già ben delineati però il rapporto di Charlot con la Monella e il motivo della ricerca del lavoro. Tra le scene che saranno poi eliminate c'è una lunga sequenza slapstick in cui Charlot trova lavoro come operatore di spalatrici meccaniche, con risultati catastrofici. Nelle versioni successive della sceneggiatura, la fabbrica produce prima giocattoli, poi munizioni. Qui gli operai, come forma di protesta, decidono di sostituire alle bombe a mano il gas esilarante: durante lo sciopero, i poliziotti, chiamati per sedare la rivolta, non riescono a smettere di ridere. In un'altra versione degli Appunti per la storia, in fabbrica si progettano macchinari pesanti per futili operazioni quali schiacciare noci o scuotere cenere dai sigari.
In diversi appunti preparatori Chaplin sviluppa una scena di scontri tra la polizia e gli scioperanti, con la polizia che carica a cavallo e il lancio di pomodori o pietre. Alcune di queste scene furono effettivamente girate.
Chaplin fu uno degli artisti che maggiormente sperimentò gli effetti sonori, integrandoli al commento musicale. Tempi moderni è il film dell’invenzione musicale, sonora e vocale per eccellenza. Alla ricchezza della partitura orchestrale si uniscono effetti sonori ingegnosi e voci filtrate da altoparlanti, grammofoni e radio: anche la voce è assoggettata alla macchina.
Chaplin aveva però accarezzato l’idea di realizzare Tempi moderni come un film parlato.
“Il film procede bene”, scrive nel gennaio del 1935 il manager dei Chaplin Studios, Alf Reeves, al fratello di Chaplin, “non ci sarà dialogo, ma molti effetti sonori e musica. Detto tra noi, ha provato alcune sequenze parlate, ma ha deciso di non utilizzarle, e la maggior parte di noi è d’accordo. Impoverisce il film”.
Chaplin, nonostante l'avvento del sonoro, rimane legato ai tempi e ai ritmi del cinema muto e anche in questo caso si affida all'audio per l'indimenticabile colonna sonora musicale e per i suoni e i rumori ma evita il più possibile le parole (e quando ne fa uso le assemblea con effetti surreali). In un'intervista rilasciata al "New York World" nel febbraio 1931 aveva affermato: "I macchinari che consentono di risparmiare manodopera ed altre invenzioni moderne non sono stati fatti per ricavare profitto ma per assistere l'umanità nella ricerca della felicità. La speranza per il futuro dipende da cambiamenti radicali per far fronte a questa situazione. I benestanti non vogliono che la situazione presente cambi. Non è certo questo il modo di impedire che si affermino idee bolsceviche o comuniste". Cinque anni dopo la luce dei proiettori si accendeva su un operaio vittima dell'automatizzazione e su quel gregge di pecore che si sovrapponeva alle masse.
La catena di montaggio, gli scioperi, la povertà che colpiva chi, in seguito alla Grande Depressione, era finito ai margini del sistema produttivo, tutto questo e molto di più entrava a far parte di uno dei capolavori della storia del cinema. Nessun atteggiamento predicatorio inficia la narrazione. Anzi le gag che si susseguono nella prima parte dedicata alla fabbrica sono perfette nei ritmi e nei tempi di esecuzione (prima tra tutte la scena del pasto 'meccanizzato').
Charlot sta dalla parte degli ultimi sempre, anche quando fa la guardia notturna, e ciò gli procurò accuse di comunismo che ebbero le loro conseguenze anni dopo quando, ai tempi del maccartismo, fu costretto a lasciare gli Stati Uniti. Questo è anche l'ultimo film in cui compare il personaggio di Charlot. Il suo allontanarsi di spalle verso il futuro a fianco della monella è un addio destinato a rimanere per sempre nella memoria