THUNDER ROAD

Jim Arnaud è un poliziotto texano alla deriva. Dopo la morte della madre, e un'orazione funebre che moltiplica le gaffe e inciampa sulle parole di Bruce Springsteen, prova a condurre una vita personale e professionale esemplare. Ma la vita non gli risparmia niente. Il suo divorzio va per le lunghe, il dialogo con la figlia, che vede troppo poco, langue, la sua relazione coi superiori è complicata. Per quanto si sforzi non riesce a canalizzare le emozioni: perde i colpi, fa sempre la cosa sbagliata, finisce (letteralmente) in mutande.Agente borderline in un'America sull'orlo di una crisi di nervi, troverà la pace negli occhi della sua bambina e una chance in "Thunder road", ode americana alle nuove partenze.Prima di essere un lungometraggio, Thunder Road era un corto, matrice e prologo di un film a venire. Un cortometraggio indipendente che Jim Cummings volge in apertura in un piano sequenza memorabile, dieci minuti che avvicinano progressivamente un poliziotto in uniforme che ascoltiamo pronunciare in chiesa un discorso funebre per la madre. I ricordi si mescolano indisciplinati con i rimorsi. Il figlio dolente racconta episodi sparsi della vita del genitore, la sua passione per Bruce Springsteen e in particolare per "Thunder road", che presta il nome al film. Prova a lanciare la ballata col lettore CD di sua figlia che non parte. Decide di cantarla ma non ci riesce. Allora Jim la interpreta, in silenzio, a lungo. Una partitura di salti e gesti muti eseguita davanti a una platea sbalordita quanto il pubblico in sala.


Comincia così Thunder Road, come un lento principio di incendio che anticipa tutta la follia e la dismisura del protagonista sempre in campo, caricatura dell'uomo in contro tempo che perde sua madre prima di perdere tutto.

2018
USA
Commedia, Drammatico
Jim Cummings (II)
Jim Cummings (II), Kendal Farr, Nican Robinson, Jocelyn DeBoer, Chelsea Edmundson
92min
7,90


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Bruce Springsteen, il film di Jim Cummings e un messaggio potente

Jim Cummings è un ragazzo americano magro e dal sorriso perenne e smagliante. Classe 1985, ha vinto nel 2016 il Sundance con un cortometraggio intitolato Thunder Road, e da lì in avanti si è affermato come una delle voci più eccentriche e personali del cinema indipendente americano. Uno che produce, scrive, dirige e recita, e che lavora all'interno del sistema indie innovando e imponendo uno stile come fecero, qualche anno fa, i fratelli Duplass o Joe Swanberg.
Thunder Road parlava, attraverso un lungo piano sequenza, di un poliziotto che, al funerale della madre, si faceva protagonista durante la sua orazione funebre di una tragicomica performance in cui ballava e cantava sulle note dell'omonima, celeberrima canzone di Bruce Springsteen. Due anni dopo, nel 2018, Thunder Road è diventato un vero e proprio film lungometraggio, che esce ora finalmente in Italia

"All'inizio non pensavo che il corto potesse diventare un lungo," confessa Jim Cummings, che Thunder Road l'ha scritto, prodotto, diretto, interpretato e anche montato, collegato su Zoom con la stampa italiana. Col tempo, l'americano ha invece capito che si poteva fare: "Credevo che il corto dovesse rappresentare il climax del lungometraggio, di un film che raccontasse in precedenza del rapporto di Jim, il protagonista, con la mamma che poi muore; ma poi ho capito invece che il corto poteva essere l'inizio di una storia: della storia di Jim che cerca di recuperare il rapporto con la figlia dopo il terribile imbarazzo che le causa durante funerale con il suo comportamento."
La sintesi è corretta. La versione estesa della trama comporta anche che a sconvolgere emotivamente e psicologicamente il protagonista Jim, poliziotto in una cittadina del Texas, oltre alla morte di una madre con cui ha avuto un rapporto conflittuale, sia anche il divorzio dalla moglie e la richiesta della donna di un affido esclusivo della bambina , accetatta dal giudice. Tutto questo, oltre a causare problemi nel rapporto con la bambina, sconvolgerà anche la vita professionale di Jim, mettendo a dura prova la pazienza del suo collega Nate, col quale fa coppia da anni.

"Per il film volevo delle scene che fossero tragiche e bellissime, ma anche comicamente demenziali, per rendere il tutto emotivamente ancora più complicato," dice Jim Cummings. Del suo protagonista Cummings dice che "è umano, complicato, onesto. La morte di sua madre lo porta a realizzare quale sia il senso della vita, gli fa capire quello che è davvero importante, e quindi lo definirei anche consapevole. Il nostro obiettivo era quello di raccontare la storia biblica di Giobbe sotto forma di commedia: a Jim accade di tutto, gli crolla il mondo addosso, ma lui affronta le cose."
Di certo, però, quello di Jim è anche un personaggio fragile, depresso, ansioso: "l'America è società guidata dal testosterone," commenta Cummings, "in cui vengono idolatrate figure maschili forti ma stronze. Io che, sono cresciuto guardando i film di Indiana Jones, volevo raccontare quel genere di personaggio in chiave umoristica: è bello vedere un duro ammettere di non sapere cosa sta facendo o collassare di fronte alle difficoltà. Rappresentare un tipo diverso di figure maschili era un altro obiettivo di questo film."
E in Thunder Road, spiega Cummings, c'è anche qualcosa di autobiografico: "Mi sono accorto di tante cose solo quando la mia famiglia me lo ha fatto notare, ma ci sono tante cose prese dalla nostra vita: questo film racconta di me se tutto nella mia vita fosse andato storto, e non fossi riuscito a tenermi in piedi." Ad esempio, anche Cummings ha divorziato, nel 2014: "tutto quello che avevo allora erano i miei amici PJ e Ben," racconta, "e loro e il loro supporto li ho messi nel personaggio di Nate, che è una figura amorevole, che sostiene il protagonista e che è capace di perdonarlo: non capita spesso al cinema e in America di imbattersi in figure simili."

"Non avrei mai pensato di arrivare dove sono, sono stato molto fortunato," dice Cummings aggiungendo che gli piacerebbe "continuare a creare film che siano scomodi, cose che spiazzino e divertano il pubblico. The Beta Test, ad esempio, parla di un collasso delle agenzie del mondo hollywoodiano: sarà sicuramente controverso e avrà qualche guaio, e va bene così. Quello che cerco di fare col mio cinema è aiutare gli indipendenti, affinché si sentano meno soli e meno inadeguati all'interno di un sistema che fa di tutto per reprimerci."

Per chi se lo chiedesse: "Thunder Road" di Springsteen è stata scelta da Cummings perché, nel suo raccontare di un uomo che chiede a una ragazza di lasciare la piccola città che potrebbe riservare loro solo un futuro gramo per andare incontro alla vita, il regista ha pensato potesse adattarsi benissimo anche alla storia di un padre che vuole iniziare una nuova vita con la figlia.
Mentre nel corto è presente, in Thunder Road versione lungometraggio il brano non c'è: "abbiamo girato la scena iniziale per un giorno intero," spiega Cummings. "L'abbiamo fatta per nove volte al mattino, utilizzando la canzone, e nove al pomeriggio, senza la canzone: e l'ultimo take era quello perfetto per il film."


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Il cortometraggio


Uno dei migliori film del momento

Megalomane figura del film è sicuramente Jim Cummings che fa letteralmente tutto: attore, montatore, attore, produttore e in parte anche compositore. Dimostrando una voracità creativa fuori dal comune, con un’urgenza espressiva visibile in ogni aspetto che ricopre. La sua performance attoriale si dimostra sempre sul filo dell’emozione, per poi cadere nel suo esatto contrario. Ecco quindi che il protagonista accumula situazioni, emozioni ed errori dettati dai sui stessi crolli di imbarazzo: non gli resta che aggrapparsi a ombre della sua stessa vita o abbracci possessivi-ossessivi verso la figlia. Il film è metà strada fra commedia e dramma, tra un riso e un pianto, si posizione in una zona di confine. Cummings sembra pienamente consapevole degli stereotipi del maschio americano per poi destrutturarli. Facendoci comprendere di quanto quest’ultimi pesino sullo stesso, costringendolo a delle standardizzate e specifiche risposte in base a stereotipi da lui stesso creati. Ecco quindi che, sotto l’uniforme virile e i baffi da poliziotto bianco texano, si rivendica un necessario quanto fisiologico bisogno di affetto. Dominato da un grande senso di colpa e da una disciplina irreprensibile, Jim diventa così un “fuori post0? perennemente sull’orlo del baratro.


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