LE STAGIONI DI LOUISE

L'ultimo treno dell'estate parte dalla località balneare di Biligen, riportando in città gli ultimi vacanzieri e dimenticando l'anziana Louise. Poco male, pensa la donna, i parenti si accorgeranno presto della sua assenza e verranno a prenderla. Ma così non è. Completamente sola nella cittadina deserta, Louise si trova a doversi arrangiare per recuperare il cibo e tutto ciò che le serve. Come una novella Robinson, si scoprirà più forte e intraprendente del previsto e troverà il suo Venerdì nel cane Pepper, anziano e solo come lei, con il quale stringe un'amicizia vitale. Con le onde del mare, ritmiche e inarrestabili, arrivano anche i ricordi. Il tempo cambia passo nella solitudine e le stagioni si confondono, anche quella della vita.

2020
Francia
ANIMAZIONE
JEAN FRANCOIS
Diane Dassigny, Dominique Frot, Antony Hickling, Jean-François Laguionie
01:15
3,00

1


TRAILER


ACQUISTA

Valuta:

Fotogallery
"Le stagioni di Louise"

Louise rimane sola perché, letteralmente, il tempo si è fermato - o meglio, ha preso un'altra via. Mentre preparava i bagagli, le lancette di un orologio segnavano un'ora sbagliata (per questo ha perso il treno): da questa fatalità, casuale solo in apparenza, si comprende che il film ha a che fare con la discronia fra le stagioni reali (i giovani che popolano la spiaggia all'inizio del film) e le stagioni interiori. Il tempo interiore è sia quello della vita intera, in cui alcuni momenti del passato coesistono col presente, vivi nella memoria, sia l'età che si sta vivendo (la vecchiaia, per Louise). Soffermandosi sul titolo italiano, una cosa sono le stagioni, altra cosa quelle di Louise.

E' così che la forzata solitudine di Louise si trasforma in opportunità di riscoprire il gusto della vita, invertendo il percorso di declino che sembra ineluttabile nella senilità. Inoltre Louise ha un rapporto confidenziale con la morte. Nella sua memoria riaffiora, insieme alla giovinezza, il ricordo di un paracadutista della seconda guerra mondiale, il cui cadavere appeso a un albero era per lei da ragazza un immaginario compagno di conversazioni (si appartava persino, in sua prossimità, con uno dei suoi ragazzi, per il gusto di terrorizzarli). L'anno che Louise trascorre sulla spiaggia con il cane Pepper finisce così per fornirle l'opportunità di ritrovare un'energia che si era affievolita. Grazie anzitutto a una rinnovata libertà, Louise recupera un rapporto più autentico con l'esistenza. Il villaggio abbandonato sul mare, la catapecchia di fortuna, rappresentano un altrove felice in cui ritrovare se stessa, più autentico rispetto alle forzate e (non solo per lei) infelici villeggiature estive con cui il film si apre.

LINK ALL'ARTICOLO COMPLETO


Un piccolo capolavoro

Il delicato film d'animazione di Laguionie è un piccolo capolavoro che ci ricorda quanta vita ancora ci sia negli anziani abbandonati.

Sotto un falso velo di serenità, Louise nasconde il suo desiderio di rivalsa, di sentirsi forte ed indipendente, abbastanza da sopravvivere, più che alla fame, alla consapevolezza di stare invecchiando e di essere stata abbandonata da tutti.
Bloccata nello spazio in un luogo deserto, la protagonista si rende conto che perdere quel treno a causa di un orologio fermo era l’unico mezzo per viaggiare nel tempo e nei ricordi, ripercorrendo con la mente il passato che credeva prigioniero della senilità. Questo voyage d’illumination conduce Louise ad un luogo onirico, dove, accompagnata da un cane parlante ed il cadavere di un soldato tedesco, potrà rivivere la sua esistenza con occhi nuovi ed imparare a vivere i suoi ultimi giorni in totale serenità.

Fedele alla poetica di Laguionie, il film assume l’aspetto di una favola moderna, introdotta e narrata dalla nostra protagonista che esalta a catartici i momenti più semplici, descrivendo invece con totale naturalezza e non curanza quelli più surreali. Ad avvalorare questo legame con il mondo fiabesco è l’apertura del film, accompagnata da quella di un libro in puro stile disneyano, ma che qui invece contiene cartoline della spiaggia che ha ispirato il film, luogo caro al regista, in cui, come la protagonista, passa le giornate a ricordare la sua giovinezza.

A caratterizzare l’aspetto del film è sicuramente la cornucopia di stili grafici usati dal regista: troviamo infatti figure in live-action accostate a disegni in stile bande dessinèe, animazione tradizionale mista a CGI (a cui molti suoi colleghi della vecchia guardia si sono sempre opposti) e gli sfondi magrittiani perfezionati con La traversée de l’Atlantique à la rame (corto premiato a Cannes); ma nella creazione visuale dei personaggi, Laguionie ha deciso di spingersi oltre e realizzare quello che è uno degli aspetti più interessanti del film e vera e propria estroflessione della loro caratterizzazione.
Mentre i bagnanti sono realizzate in stile fumettistico-minimalista e mossi con animazione tradizionale estremamente fluida, Louise è realizzata in una computer grafica lenta e relativamente realistica, marcando il senso di distacco e lontananza che la protagonista prova nei confronti degli altri. Dopo pochi minuti, notiamo che anche le poche persone care, o almeno familiari alla donna (come un suo vicino) sono realizzate in computer grafica, ma non con lo stesso stile della protagonista; infatti, ognuna di loro ha una composizione facciale più semplice, meno realistica, e che varia leggermente a seconda delle caratteristiche di ogni personaggio. Nonostante questa varietà grafica, i corpi di Louise e dei suoi cari si sposano perfettamente con gli sfondi dipinti a mano, questo grazie a raffinati giochi di luce, composta da linee chiare e nette in puro stile ligne claire/fumetto franco-belga.

LINK ALL'ARTICOLO COMPLETO