DILILI A PARIGI

Dilili è una piccola kanak meticcia, che arriva a Parigi, a fine Ottocento, imbarcandosi di straforo sulla nave che riporta in Francia, dalla Nuova Caledonia, l'insegnante anarchica Louise Michel, di cui diviene discepola. Nella capitale stringe amicizia con Orel, un facchino affascinante e gentile, che conosce tutto il mondo culturale e artistico della Belle Époque. Insieme a lui, scarrozzerà per tutta Parigi alla ricerca dei cosiddetti Maschi Maestri, una banda di malfattori che terrorizza la città, svaligiando le gioiellerie e rapendo le bambine.

2018
Francia
ANIMAZIONE
Michel Ocelot
Prunelle Charles-Ambron, Enzo Ratsito
95min
3,90
Da lunedì 10 maggio


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E’ un’opera d’arte il nuovo film d’animazione del regista francese Michel Ocelot. Come tutti i capolavori che lui stesso riprende nella pellicola. 

La piccola ragazzina kanak di nome Dilili, troppo chiara di pelle per gli abitanti della Nuova Caledonia e troppo scura per i francesi, ci guiderà in un meraviglioso viaggio nella Parigi della Belle Epoque. Alla ricerca dei Maestri del Male, che rapiscono le bambine portandole sottoterra  e costringendole a camminare a quattro zampe, questa principessa che viene dall’altra parte del mondo e che salta benissimo la corda, accompagnata da un fattorino che si chiama Orel, conoscerà tutte le figure più importanti del periodo e soprattutto ce le farà incontrare. 

Berremo così l’assenzio nel celebre Moulin Rouge insieme a Toulouse Lautrec e Edgar Degas, nei locali di Montmatre incontreremo la famosa signora con il cappello nero della stampa Divan Japonaise (1893), sempre di Lautrec, conosceremo Marcel Proust, all’epoca ancora aspirante scrittore, La divina Sarah Bernhardt, ammireremo le ninfee di Monet, i dipinti di Renoir, le sculture di Rodin e di Camille Claudel, i manifesti di Mucha e infine ci affacceremo dall’alto della Tour Eiffel insieme al suo grande costruttore e voleremo a bordo di un dirigibile progettato da niente po po di meno che da Ferdinand von Zeppelin.

Tra art déco e stile liberty saremo catapultati in un universo coloratissimo dove l’animazione si mescola con le fotografie reali di Parigi (“perché è una città troppo bella per essere riprodotta”, dice il regista) e guarderemo il mondo con la stessa meraviglia dello sguardo di Dilili. Ma allo stesso tempo da adulti leggeremo tra le righe tante questioni profonde dei nostri tempi che Ocelot, convinto assertore della semplicità, si e ci pone con il suo stile essenziale. Già in Kirikù e la strega Karabà il regista francese aveva sottolineato l’esigenza di un rapporto paritario tra uomo e donna e nel successivo Principi e principesse aveva riletto le fiabe tradizionali in chiave femminista, con Dilili si spinge ancora più avanti nella difesa delle donne.

La nostra eroina è una donna che combatte questo mondo dove il male non vuole che le donne prendano potere e che facciano salotto, questi cattivi che vogliono che le donne camminino a quattro zampe tutte vestite di nero. Un film femminista che sottolinea al tempo stesso il potere della cultura, che è la nostra forza. Per due ore torniamo bambini, ma subito dopo il film riflettiamo su alcune questioni importanti dei nostri tempi. Proprio per questo è un film magico e pedalando il dirigibile sogniamo insieme a Dilili un mondo migliore.

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Durante la sua passeggiata investigativa per scovare i maligni, Dilili si confronta con Renoir e Monet, commentando i loro quadri mentre dipingono en plein air, cosa che i due pittori facevano spesso trascorrendo intere giornate con i cavalletti affiancati. I due erano diventati amici nella scuola di Charles Greyre intorno al 1830, e insieme avevano sperimentato per primi la pittura all’aria aperta e avevano dato l’avvio alla stagione impressionista. Il quadro che dipinge Monet è il suo famoso Ninfee, mentre Renoir sta dipingendo il Ballo in campagna i cui soggetti sono l’amico Paul Auguste Lothe e Aline Chargot, futura moglie del pittore. Alla ricerca de La Porte de l’enfer, scultura incompiuta di Auguste Rodin, sulla quale lavorò fino alla morte, sulle tracce dei cattivi, si ritrova nello studio di due importanti personaggi, il grande scultore Auguste Rodin e Camille Claudel scultrice. Al Moulin Rouge, Dilili fa un breve esperimento di disegno con il conte Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec-Montfa, di antica e nobile famiglia, fisicamente deforme, pittore, disegnatore e litografo, intento a disegnare La Goulue impegnata a ballare il can-can. Troveremo Goulue in giro per Parigi in una locandina di Toulouse-Lautrec che pubblicizza il Moulin Rouge. Dopo una corsa in tricicletta, con il fattorino Orel e Touluse Lautrec andranno all’Irish & American Bar dove sta suonando Erik Satie, compositore e pianista (che al Chat noir di Montmartre, ritrovo per gli artisti e scrittori del quartiere, era diventato un noto pianista di cabaret). In un tavolino fra i clienti dell’Irish & Amercan Bar c’è Jane Avril che nel libro La ragazza del Moulin Rouge racconta della sua dolorosa adolescenza difficile e il riscatto per mezzo della danza che la porta sui palchi dei café parigini e negli atelier degli artisti e sulle locandine di Toulouse-Lautrec (la pubblicità per il café-chantant Divan Japonais e per il Jardin de Paris dove la ballerina danza un can-can con un colorato costume di scena). Le altre locandine esposte per le strade di Parigi, nel cartone animato, sono di Marcellin Auzolle, che pubblicizza il film dei fratelli Auguste e Louise Lumière che dura meno di un minuto, L’Arroseur arrosé (L’innaffiatore annaffiato), e quelle di Alfons (Alphonse) Mucha, pittore e scultore ceco, tra i più importanti dell’Art Nouveau.

Conclude il suo viaggio, recuperando le bambine nascoste nei sotterranei di Parigi, e librandosi in volo con un dirigibile del brasiliano Alberto Santos-Dumont, pioniere del volo, aiutata, tra gli altri, da Gustave Eiffel e con un abito di Paul Poiret, innovatore della moda della Belle époque, che fissò un’immagine femminile assolutamente nuova, libera e disinvolta, misteriosa e raffinata, avvolta in tessuti leggeri, esotici, trasparenti, rivalutando la bellezza naturale del corpo femminile, liberandolo dalle costrizioni dei corsetti e dei busti, accompagnando lo spontaneo esprimersi dei movimenti della naturale sensualità femminile. Omaggio a un’epoca e una storia incredibili, soprattutto perché vere.

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L’altra co-protagonista del film è proprio la Ville Lumière, sfolgorante ed epica, fotografata digitalmente da Ocelot in migliaia di foto da cui ha poi cancellato ogni traccia di modernità e su cui interviene con il disegno animato, dando vita a un parterre di stelle della cultura, uomini e donne della storia, della letteratura (Colette e Marcel Proust), della scienza (Marie Curie e Louis Pasteur), delle arti visive (li elencheremo dopo), della danza (Valentin Le Desossé, Chocolat) e della musica (Emma Calvé e Claude Debussy) che, insieme a un giovane fattorino che conosce Parigi come le sue tasche, sosterranno Dilili per sconfiggere l’ignoranza promossa dalla Setta dei Maschi che tenta di prendere il sopravvento. Non a caso uno dei primi incontri che si fa nel film è quello con lo storico Ernest Renan, il quale aveva affermato che “La verità è che non esiste una razza pura e che basare la politica sull’analisi etnografica significa fondarla su una chimera“, escludendo come elemento politico aggregante la razza, ma anche la geografia, la lingua, la religione, e affermando che “una nazione è un’anima, un principio spirituale“.

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Il bene è nella Cultura

L’ULTIMO FILM DEL REGISTA FRANCESE INGAGGIA UNA BATTAGLIA CONTRO IL MALE – INTESO COME SETE DI POTERE, AVIDITÀ, MASCHILISMO, RAZZISMO, SFRUTTAMENTO DEI PIÙ DEBOLI COMBATTUTA DA UN’EROINA BAMBINA CON LE ARMI DELLA SENSIBILITÀ, DEI VALORI FEMMINILI, DELL’ARTE E DELLA CULTURA

Dilili, è il corrispettivo femminile di Kirikù, eroina senza maschera in cui ogni bambina può riconoscersi: super intelligente e super empatica, anarchica e innamorata della bellezza, lotterà per salvare le altre bambine di Parigi rapite da una Setta di Maschi che vuole cancellare ogni privilegio conquistato dalle donne e sottometterle completamente al potere maschile. Un film ambientato nella Parigi della Belle Époque contro la violenza, il maschilismo, il razzismo ed ogni stereotipo fino alla fine.

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