DIAMANTINO - IL CALCIATORE PIÙ FORTE DEL MONDO

Diamantino è un prodigio del pallone. Toccato dalla grazia in campo, fuori campo l'attaccante portoghese è un idiota sublime che non comprende nulla delle forze politiche che agitano il suo Paese. A un passo dalla Coppa del Mondo, perde la sua magia e sbaglia il rigore decisivo. Abbandonato dai tifosi e dal padre, che muore di infarto, Diamantino cade nella rete delle sorelle, gemelle sadiche, e di un complotto dell'estrema destra, che progetta di clonarlo per formare una super nazionale. Ma la palla è rotonda come l'amore che arriva dal mare e ha il volto di un 'rifugiato', un'agente dei servizi segreti venuta a ficcare il naso nelle sue finanze. Niente va come previsto e l'imprevisto è davvero mai visto...


2018
Portogallo, Francia, Brasile
Commedia
Gabriel Abrantes, Daniel Schmidt (II)
Carloto Cotta, Cleo Tavares, Anabela Moreira, Margarida Moreira, Carla Maciel
92min
2,90


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Il tono del film è volutamente sopra le righe, parodico ma mai volgare, in equilibrio tra la commedia dell’ambiguità sessuale del primo Almodóvar e la comicità surreale del “bello bello bello in modo assurdo” dello Zoolander di Ben Stiller. Abrantes e Schmidt dichiarano di essersi ispirati al Balthazar di Bresson nel disegnare il personaggio di Diamantino ma al di là della battuta sarcastica, nello stupore catatonico e nell’ingenuità di Diamantino si possono ritrovare sia echi di Forrest Gump che di Chance il giardiniere. Anche i personaggi di contorno sono rappresentati con questa connotazione surreale: le due sorelle Sonia e Natasha (Anabela e Margarida Moreira) si arrabbiano all’unisono e sembrano la degenerazione parodica di Felicita e Adelaide ne La bella e La bestia di Jean Cocteau, l’agente dei servizi segreti Lucia (Maria Aleite) si traveste da suora con un copricapo felliniano, la Dr. Lamborghini (Carla Maciel) cerca la impossibile chimera da clonazione come un moderno Dr Frankstein, Aisha (Cleo Tavares) si traveste da maschio e perde le connotazioni lesbiche per tuffarsi in una storia transgender.
Ci sono momenti irresistibili come la scorribanda dei pechinesi giganti nel campo da calcio (a sottolineare una subconscia mancanza di affetto), la campagna pubblicitaria con i manifesti giganti di Diamantino, gli addominali della star che si trasformano in tette per effetto collaterale, l’amplesso tra Lucia e Aisha sotto lo sguardo della telecamera nascosta nel dinosauro e il bacio della buonanotte di Diamantino nella variante calcistica con semirovesciata finale.

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un pastiche colorato e psichedelico

Ci sono film che per volontà di chi li ha concepiti sfuggono a qualsiasi tentativo di classificazione, impedendo allo spettatore di circoscriverlo all’interno del recinto di un dato genere. Diamantino di Abrantes e Schmidt è uno di questi. Il suo DNA drammaturgico, narrativo e formale, ha nell’ibridazione il carburante che ne alimenta il motore.

Con un mix di dramma, commedia surreale e fantascienza, la pellicola ci catapulta nel “mondo” di un calciatore, icona assoluta del rettangolo di gioco e simbolo dell’intero Portogallo, capace da solo di sfondare le difese più rocciose.

Nel momento cruciale della carriera però il suo genio si dissolve e cerca di dare un senso alla propria vita. Comincia in quel momento una folle odissea nella quale si confronteranno neo-fascismo, crisi migratoria, deliranti traffici genetici e ricerca sfrenata della perfezione.

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