Primi anni ’70. A partire dal liceo milanese in cui Mario Mieli non nasconde la propria omosessualità dicendo di chiamarsi Maria, si affrontano le tappe della vita privata e pubblica di una personalità che sia nel campo della liberazione sessuale sia in quello artistico ha trovato il modo di esprimersi senza remore, provocando nella società del tempo dei necessari scontri ma anche dei confronti che hanno inciso sul futuro
Andrea Adriatico con questo film ha riempito un vuoto: ha cioè saputo portare sullo schermo qualcuno che, come lui stesso afferma “era un genio, che ci ha sedotto come riusciva a sedurre tutti coloro con cui entrava in relazione.”
Nato all'Aquila nel 1966, Andrea Adriatico vive e lavora a Bologna. Nel 1989 crea il suo primo lavoro come autore e regista: "Le ceneri di beckett". Nel 1991/92 fonda la compagnia Riflessi e il Centro Internazionale "Teatri di Vita", di cui è tuttora direttore artistico di produzione.
«Spero che la lettura di questo libro favorisca la liberazione del desiderio gay presso coloro che lo reprimono e aiuti quegli omosessuali manifesti, che sono ancora schiavi del sentimento di colpevolezza indotto dalla persecuzione sociale, a liberarsi della falsa colpa» |
Io sono contento di essere una checca evidente, “femminile”: la sofferenza che ciò, in questa società, comporta è al tempo stesso la misura o, se si vuole, lo specchio della dura e insieme fragile e preziosa bellezza della mia vita. È un grande destino possedere e cercare di vivere con chiara coscienza un’esistenza che la massa regolare, nel suo idiota accecamento, disprezza e tenta di soffocare.
Mario Mieli, milanese, morto suicida a soli 30 anni nel 1983, è stato una figura fondamentale per il movimento che oggi chiamiamo queer, eppure, se non fosse per il Circolo di cultura omosessuale di Roma che porta il suo nome, in pochi lo ricorderebbero. Perché era un intellettuale – definizione che oggi suona vagamente offensiva – una personalità complessa, uno troppo avanti per i suoi tempi, probabilmente.
Il film ripercorre molte tappe della sua vita e militanza. I lunghi periodi trascorsi a Londra, la nascita di Fuori!,il Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano, fondato nel 1971. Il suo ricovero in una clinica psichiatrica, il suo intervento controverso all’evento di Parco Lambro, la cosiddetta Woodstock italiana, nel 1976, le sue interviste-incursioni agli operai dell’Alfa Romeo per parlare di società e sesso mandate in onda sulla Rai. Fino alla pubblicazione, postuma, del suo libro autobiografico Il risveglio dei Faraoni.
Abbiamo parlato con il protagonista degli Anni amari, Nicola Di Benedetto, 27 anni, di Roma, diplomato all’Accademia di Belle arti di Bologna, al suo primo film.