Fisica e chimica di origine polacca, Marie Sklodowska-Curie è una pioniera nello studio della radioattività. La sua vita è consacrata alla ricerca scientifica insieme al marito Pierre Curie, fino alla sua accidentale morte. In un ambiente maschile e conservatore, Marie, rimasta sola, deve lottare per trovare il suo posto.
Prima donna a essere stata nominata dottoressa in fisica, professoressa alla Sorbonne, e ad aver ricevuto il premio Nobel in due campi diversi, Marie Curie ha dovuto battersi per far riconoscere il suo lavoro dopo la morte del marito.
Chi era Marie Curie? Una brillante scienziata, come tutti
sanno. La sua biografia è qualcosa di leggendario. Scoprendo il radio, questa
donna eccezionale ha dato un considerevole contributo alla battaglia
dell’umanità contro il cancro. La sua appassionata ricerca scientifica le è valsa
un vasto consenso, ma la percezione che il grande pubblico ha di lei è solo
quella di una tra le tante figure del Pantheon dei geni. Qualcosa che si può
apprendere attraverso i numerosi documentari che vengono regolarmente realizzati
sul suo conto. Ma chi era la donna dietro la mitica icona della scienza che nel
corso del tempo è diventata? La vitala mise di fronte a molte sfide
che dovette affrontare con un coraggio e una perseveranza enormi. È statala prima
docente donna alla Sorbona, la prima donna a vincere il Premio Nobel per la
Fisica e–a tutt’oggi–la sola donna ad aver vinto due Nobel in due categorie
diverse. Tuttavia non le fu permesso di manifestare i propri sentimenti. Avendo io
stessa un background scientifico, ho conosciuto la vicenda di Pierre e Marie
Curie che ero ancora molto giovane. Già da studentessa Marie Curie era il mio
idolo, e ho divorato molti libri che la riguardavano. Era una donna che, grazie alla
propria intelligenza e al proprio talento, riuscì a farsi strada in un
ambiente scientifico dominato dagli uomini. Perfino Albert Einstein, celebre per
i suoi commenti spesso misogini, dichiarò la propria ammirazione per il suo
genio. Alcuni anni fa il mio interesse per la Curie fu risvegliato dalla lettura
di un articolo sulla sua storia d’amore con Paul Langevin, che quasi le impedì
di ricevere il suo secondo Nobel. Ho sviluppato così un interesse particolare su
questa parte della sua vita, diventata di dominio pubblico solo in anni recenti.
Profondamente commossa da quanto avevo letto, ho iniziato ad approfondire la mia
ricerca e mi sono presto imbattuta in Andrea Stoll, che stava scrivendo un libro
sulle “donne forti”, Marie Curie compresa. In breve abbiamo condiviso il
desiderio di presentare questo aspetto della vita della Curie in un
lungometraggio. Ma piuttosto che limitarci a fornire uno sguardo retrospettivo
su una vita fuori dal comune, volevamo raccontare la lotta di una donna per
essere riconosciuta, una lotta che l’ha portata a negare molti aspetti del suo
essere donna per poter seguire la propria passione per la scienza.
Marie Noëlle
Marie Noëlle è nata in Francia, da madre spagnola e
padre francese. Dopo gli studi di Matematica ha conseguito un Master of
Business alla ESCP Europe. Dal 1982 lavora come autrice, sceneggiatrice e filmmaker.
Nel 1979 inizia la sua collaborazione con Peter Sehr: è montatrice, co-autrice
e co-regista di diversi suoi film(“A Group of People”, “Und nicht
einTohuwabohu”, “Obsession”, “Hard Attraction”, etc.).Nel 1988 fondano insieme
la società di produzione P’Artisan Filmproduktion GmbH.Nel1989scrive il suo
primo romanzo “Les baillements de l’hippopotame”e sperimenta varie forme di scrittura.
Nello stesso anno inizia a lavorare con Herbert Achternbusch (eclettico artista
tedesco autore di non meno di 28 film), producendo diverse sue pellicole. Nel
1995 scrive e dirige il suo primo lungometraggio “Ich erzähle mir einen Mann”
(“I Tell Myself a Man”), candidato al
Premio Max Ophüls (il riconoscimento tedesco assegnato alla migliore opera prima),
cui fa seguito nel 1998 “Komm doch an den Tisch”, un documentario realizzato
per ARTE eil Bayerische Rundfunk, e vari altri documentari. A partire dal 2001
organizza eventi all’ARRI Cinema, invitando registi, scrittori e artisti a
presentare il proprio lavoro, concentrandosi sul rapporto tra il cinema e le
altre arti. Nel 2005, con il patrocinio del comune di Monaco, fonda
l’associazione Treffpunk Filmkultur, allo scopo di introdurre il pubblico giovanile
al processo di creazione cinematografica e alla comprensione dell’arte.
Per la nostra sceneggiatura abbiamo lavorato in primo
luogo basandoci sui documenti originali: i diari di Marie Curie, lettere,
rapporti di laboratorio, giornali dell’epoca, etc. Sul versante scientifico, ci
siamo avvalse anche del supporto di esperti ed esimii membri dell’Accademia
Francese delle Scienze, e siamo state tanto fortunate da trovare strumenti
originali dell’epoca destinati ad arredare la ricostruzione del laboratorio
Curie, che è uno degli ambienti principali del film, il luogo in cui Marie vive
la propria passione. Al termine di una estesa ricerca in tre paesi, abbiamo avuto
modo di mettere insieme un grande cast, e in special modo scegliendo-per il
ruolo di protagonista-Karolina Gruzska, che impersona Marie Curie con una
meravigliosa miscela di forza e tenerezza. Con il Direttore della Fotografia
Michal Englert ci siamo avvicinati a lei come fosse un territorio sconosciuto
da esplorare, catturando con la camera i riflessi nei suoi occhi, la
contrazione delle labbra, la precisione delle sue dita durante gli esperimenti,
i suoi capelli ribelli, la sua austerità ma anche la grazia dei suoi
movimenti.Bozzetti,“moodboard” (mappe emotive) e prove con gli attori sono
state le basi perle riprese. I movimenti fluidi della macchina da presa seguono
lo sguardo curioso di Marie, sempre in movimento e pronto a percepire un’ampia
varietà di fenomeni. Questo è un film storico, ma i costumi e il trucco sono
stati ridotti al minimo. Marie Curie era una donna moderna che aveva
abbandonato molto presto il corsetto normalmente usato dalle donne del tempo.
Non possedeva molti abiti. E non capiva l’abitudine tutta femminile di
trascorrere ore cercando di sembrare più belle, tanto che perfino con le sue
figlie era piuttosto riluttante quando volevano truccarsi. Marie era molto “fisica”,
e per tutta la vita ebbe bisogno del contatto con la natura. Sia le lettere
della sua giovinezza che i suoi diari offrono molte valide informazioni, sotto
questo aspetto. In particolare, Maria amava molto nuotare, in armonia con uno degli
elementi naturali fondamentali della Terra.
Quando Marie Curie scoprì la radioattività e due nuovi
elementi chimici, alla fine del 19osecolo, come donna era nient’altro che
un’attrazione in un mondo scientifico dominato dagli uomini. Le sue scoperte
richiesero sacrifici fisici e materiali–e la sua stessa vita. Ma l’ambiziosa
Marie dimostrò come fosse possibile raggiungere il successo lavorando duramente
e con passione. Le cronache odierne mostrano che nell’ambiente scientifico le
donne sono tuttora sotto-rappresentate: globalmente, oggi la percentuale di
scienziate è del 29%, e scende ulteriormente man mano che si sale ai massimi
livelli della ricerca. “La scienza ha urgente bisogno di donne altamente
qualificate”, sostiene l’ex-ministra tedesca all’Educazione Johanna Wanka. Da
qui la necessità, ora come non mai, di scienziate che rappresentino modelli di
ruolo in grado di motivare molte più giovani donne a cimentarsi nella carriera
scientifica e a migliorare la propria partecipazione alla ricerca. Marie Curie
è in molti modi appunto un grande modello di questo tipo, una figura di
riferimento per le potenti donne di domani. Il suo umanesimo e la sua forza sono
fonte d’ispirazione per noi tutte.