LE SORELLE MACALUSO

C'è una terrazza a Palermo dove riparano le colombe e vivono le sorelle Macaluso. Maria danza, Pinuccia ama, Lia legge, Katia dispone, Antonella osserva. Le osserva azzuffarsi, truccarsi, inventarsi le giornate e rimandare la miseria. Antonella è la più piccina e intorno a lei ruota il mondo delle sorelle maggiori. Un giorno d'estate la portano 'a Charleston', un mare privato dove si bagnano incoscienti che la vita qualche volta bara. È un attimo e Antonella diventa il loro errore fatale, il loro segreto, il loro rimorso.

Il film è diviso in tre capitoli, ognuno dei quali corrisponde a un’età delle cinque sorelle protagoniste: l’infanzia, l’età adulta, la vecchiaia. Le sorelle sono interpretate da dodici attrici, come se a ognuna che resiste fino alla vecchiaia dovessero corrispondere una discontinuità e una mutazione nel corpo e nel volto. Ed è l’amore delle sorelle tra loro e per la casa in cui vivono che tiene in vita la loro intera esistenza, come fosse un unico organismo vivente a prescindere dalla morte fisica di alcune di loro. Le sorelle Macaluso e? un film sul tempo. Sulla memoria. Sulle cose che durano. Sulle persone che restano anche dopo la morte. E? un film sulla vecchiaia come traguardo incredibile della vita.

Venerdì 18 dicembre  alle 20.30 presentazione del film in diretta con Emma Dante


2020
Italia
Drammatico
Emma Dante
Alissa Maria Orlando, Laura Giordani, Rosalba Bologna, Susanna Piraino, Serena Barone
94min
7,90
Dal 18/12


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Diretta


Emma Dante

   “Un controluce impedisce ai nostri occhi di vedere sul fondo. Sul fondo c’è l’oscurità. La scena è vuota. Soltanto ombre abitano questo vuoto finché un corpo, dal cono di buio, viene lanciato verso di noi.
L’oscurità espelle una donna. Adulta. Segnata. A lutto. Viene danzando verso di noi. Dal fondo, a poco a poco, appaiono tre, cinque, sette, dieci facce. Sono vivi e morti mescolati insieme. Ma non si capisce chi è vivo e non si capisce chi è morto. Tutti sono a lutto. A lutto eterno. Il piccolo popolo avanza verso di noi con passo sicuro. La donna danzante si unisce al corteo. “Le sorelle Macaluso” sono uno stormo di uccelli che partecipano al proprio funerale e a quello degli altri. Sospesi tra la terra e il cielo. In confusione tra vita e morte.
La famiglia è composta da sette sorelle, Gina, Cetty, Maria, Katia, Lia, Pinuccia e Antonella morta qualche anno fa. Durante la cerimonia le sorelle si fermano a ricordare ad evocare a rinfacciare a sognare a piangere e a ridere della loro storia. È il funerale di una di loro. Nel confine tra qua e là, tra ora e mai più, tra è e fu, i morti sono pronti a portarsi via la defunta. Se ne stanno in bilico su una linea sopra cui combattere ancora, alla maniera dei pupi siciliani, con spade e scudi in mano.
Al momento, immagino un controluce, abiti scuri e un cammino. Una famiglia in movimento che entra ed esce dal buio. Vedo un giovane padre apparire alla figlia cinquantenne, una moglie avvinghiata al marito in un eterno amplesso, un uomo fallito anche da morto, vedo i sogni rimasti sospesi tra le ombre e la solitudine e vedo gli estinti stare davanti a noi con disinvoltura.
Tutto si ispira al piccolo racconto che mi fece una volta un amico. Sua nonna, nel delirio della malattia, una notte chiamò la figlia urlando. La figlia corse al suo letto e la madre le chiese: “in definitiva io sugnu viva o morta?” La figlia rispose: “viva! Sei viva mamma!” E la madre beffarda rispose: see viva! Avi ca sugnu morta e ‘un mi dicìti niente p’un fàrimi scantàri. (sì, viva! Io sono morta da un pezzo e voi non me lo dite per non spaventarmi.)

Emma Dante

La regista

   Nata a Palermo nel 1967, Emma Dante esplora il tema della famiglia e dell’emarginazione attraverso una poetica di tensione e follia nella quale non manca una punta di umorismo. Drammaturga e regista si è diplomata a Roma nel 1990 all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Nel1999 costituisce a Palermo la compagnia Sud Costa Occidentale con la quale vince il premio Scenario 2001 per il progetto “mPalermu” e il premio Ubu 2002 come novità italiana. Nel 2001 vince il premio Lo Straniero, assegnato da Goffredo Fofi, come giovane regista emergente, nel 2003 il premio Ubu con lo spettacolo “Carnezzeria” come migliore novità italiana e nel 2004 il premio “Gassman” come migliore regista italiana e il premio della critica (Associazione Nazionale Critici del Teatro) per la drammaturgia e la regia. Nel 2005, vince il premio Golden Graal come migliore regista per lo spettacolo “Medea”.

Ha pubblicato “Carnezzeria. Trilogia della famiglia siciliana” con una prefazione di Andrea Camilleri (Fazi 2007) e il suo primo romanzo “via Castellana Bandiera” (Rizzoli 2008), vincitrice del premio Vittorini e del Super Vittorini 2009. Nell’ottobre del 2009 le viene assegnato il premio Sinopoli per la cultura.

Il 7 dicembre del 2009 inaugura la stagione del Teatro alla Scala con la regia di Carmen di Bizet diretta da Daniel Barenboim.

Sono stati in repertorio dal 2000 al 2010 in Italia e all’estero: mPalermu, Carnezzeria, Vita mia, Mishelle di Sant’Oliva, Medea, Il festino, Cani di bancata, Le pulle e tre favole per bambini e adulti pubblicati da Dalai editore: “Le principesse di Emma”.

Dal gennaio 2011 gira in Italia e all’estero lo spettacolo “La trilogia degli occhiali”, pubblicato da Rizzoli, costituito da tre capitoli: Acquasanta, il castello della Zisa e Ballarini. Nell’aprile 2012 debutta a Parigi all’Operà Comique “La muta di Portici” di Auber diretta da Patrick Davin che viene ripresa nel marzo 2013 al Teatro Petruzzelli di Bari con la direzione di Alain Guingal con grande successo di pubblico e di critica. Con “La muta di Portici” vince il premio Abbiati nel 2014.

Nell’ottobre 2012 debutta, al teatro Olimpico di Vicenza, “verso Medea” tratta da Euripide, con musiche e canti composti ed eseguiti dal vivo dai fratelli Mancuso.

Nel 2013 Presenta in concorso alla 70 edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il film “Via Castellana Bandiera” tratto dall’omonimo romanzo, a conclusione della quale Elena Cotta vince la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile.

Via Castellana Bandiera vince i seguenti premi:

Premio Soundtrack alla miglior colonna sonora

Premio Navicella, attribuito dalla Rivista del Cinematografo

Premio Lina Mangiacapre

Il 18 gennaio 2014 inaugura la stagione del Teatro Massimo di Palermo con Feuersnot di Richard Strauss con la direzione di Gabriele Ferro.

Nel 2014 riceve l’incarico biennale di direttrice artistica del 67 ciclo di spettacoli classici al teatro Olimpico di Vicenza.

Nel 2014 debutta al Teatro Mercadante di Napoli “Le sorelle Macaluso” coprodotto da Teatro Stabile di Napoli, Festival d’Avignon, Théâtre National – Bruxelles, Folkteatern Göteborg nell’ambito del progetto “Cities on stage”.

Nel 2014 “Le sorelle Macaluso” vince il premio “Le Maschere” come miglior spettacolo dell’anno e il Premio della critica 2014. Sempre con “Le sorelle Macaluso” vince il Premio Ubu per la regia e il Premio Ubu per il miglior spettacolo 2014.

Nel 2014 debutta al teatro Kismet di Bari “Operetta burlesca” prodotto dalla compagnia Sud Costa Occidentale.

Nello stesso anno Emma Dante diventa regista principale al Teatro Biondo, e direttrice della “Scuola dei mestieri dello spettacolo” costituita all’interno del teatro stabile della città di Palermo.

Alla fine del primo corso della scuola da lei diretta nasce lo spettacolo “Odissea A/R” che va in tournèe nei più importanti teatri d’Italia.

Nel 2014 vince il premio De Sica per il teatro e il Premio Ipazia all’eccellenza femminile.

Il 21 gennaio del 2015 inaugura la stagione del teatro Massimo con Gisela! Di Hans Werner Henze.

Il 22 gennaio 2016 al Teatro dell’Opera di Roma firma la regia de La Cenerentola di Rossini diretta da Alejo Perez.

Il 21 gennaio 2017 inaugura la stagione del Teatro Massimo con “Macbeth” di G. Verdi diretto da Gabriele Ferro.

Il 28 febbraio 2017 debutta al Teatro Strehler “Bestie di scena” coprodotto dal Piccolo Teatro di Milano, Atto Unico/ Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro Biondo di Palermo e Festival d’Avignon.

Il 9 aprile 2017 debutta al Teatro Comunale di Bologna il dittico: “Voix Humaine” e “Cavalleria Rusticana” diretto da Michele Mariotti.

Il 06 luglio 2017 debutta a Spoleto – 60° edizione Festival dei Due Mondi “La scortecata” coprodotto da Fondazione Festival dei Due Mondi – Atto Unico/Compagnia Sud Costa Occidentale – Teatro Biondo di Palermo.

“Eracle” di Euripide con la regia di Emma Dante, nella traduzione di Giorgio Ieranò, il 10 maggio 2018 ha inaugurato il 54° Festival al Teatro Greco di Siracusa.

Il 23 maggio 2019 debutta al Teatro Dell’Opera di Roma “L’Angelo di Fuoco” di Prokof’ev. 

Alla fine del secondo corso della “Scuola dei mestieri dello spettacolo” del Teatro Biondo di Palermo da lei diretta nasce lo spettacolo “Esodo” che debutta il 4 luglio 2019 a Spoleto62 Festival dei 2 Mondi e viene rappresentato a Palermo, Mosca e Parigi. 

L’11 dicembre 2019 debutta a Parigi a La Colline Théâtre National, “Fable pour un adieu” liberamente ispirata alla fiaba La Sirenetta di Hans Christian Andersen. 

Il 14 gennaio 2020 debutta a Milano al Piccolo Teatro Grassi “Misericordia” coprodotto dal Piccolo Teatro di Milano, Atto Unico/ Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro Biondo di Palermo.

Un film sul confine tra cinema e teatro

   “Le sorelle Macaluso” – tratto dall’omonima pièce teatrale, premio Ubu nel 2014 come miglior regia e miglior spettacolo – è un film forse imperfetto, irregolare, discontinuo, in certi passaggi lento. E peró, potentissimo. Sottile, quanto rara, l’intelligenza dell’imperfezione. E allora la lentezza non pesa e non annoia, nella densità di particolari e di intuizioni, se con un cambio repentino di prospettiva ci si sposta dall’idea di cinema-cinema a un diverso cinema-teatro, mischiato alle arti visive e alla poesia. È un’opera piena di opere. È un lavoro condotto sul confine tra linguaggi – niente di più difficile – e le eventuali ‘pecche’ si bilanciano nell’incisività letteraria e nella prepotenza con cui la dimensione scenica s’impone (la casa-palco, il rito, gli oggetti di scena, la musica, i gesti attoriali). La quantità e la qualità di metafore, di simboli, di immagini come minime icone quotidiane, di sottigliezze liriche e di crudezze esistenziali, ne fanno una piccola tragedia contemporanea, che commuove, sconquassa, seduce. E là dove lascia maglie aperte o volontari buchi, è in fondo una consolazione: non tutto sappiamo, non tutto sapremo, ma la scrittura (come l’animo umano) ci chiede di continuare a cercare.
Una storia come tante, che si fa indagine universale intorno al dolore, tra la ferita come chiave ossessiva, l’amore come vincolo, la morte come orizzonte e la vita come incontenibile fame. Prima attrice, la casa. Tenera, crudele, nel mezzo di un teatro artaudiano. Cinema della crudeltà, più vero del vero. Casa Macaluso è protagonista in carne, ossa e sagome annerite sui muri; è corpo esploso, illogico e vivo, di sangue e di memorie, spiato come un cadavere nel corso di una dissezione; è forma e misura di tutte le cose, se tutto è legame, e quindi rottura, e infine perversione. Ancora una volta lo sguardo di Emma Dante sull’esistenza è riflessione su una sicilianità come ineluttabile destino, come tragedia e mito, grecità, sacro e profano, luce e lutto, pensiero incarnato e sentimento del mondo. Eccedente, eccessivo.

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Le sorelle Macaluso: una ballata di ombre

   Una ragazza scava un buco nel muro. La luce del sole irrompe sui suoi occhi nella stanza buia. Una marina con due navi a vela disegnata su una credenza apre l’orizzonte del soggiorno piccolo borghese, fatto di poveri mobili impiallacciati anni 50. Le sorelle Macaluso, il film presentato da Emma Dante alla 77esima Mostra del cinema di Venezia, vive nell’ambiente angusto di una casa di periferia illuminata con colori opachi, con improvvise aperture, come un sogno che da campi di erbacce intorno a un canale si aprono tra dinosauri di cartapesta verso il mare d’estate.

 

I contrasti sono da sempre la cifra delle creazioni della regista palermitana. Sono impulsi e scontri di corpi in viluppi emozionali, in scenografie spesso immobilizzate, astratte, senza definizioni ambientali nei palcoscenici nudi delle sue opere teatrali, vivificate dalle azioni dirompenti, contrastanti, passionali di attori e attrici che danno tutti sé stessi per rivelare le misteriose imprevedibili tessiture sentimentali nascoste sotto le apparenze. Qui, nel suo secondo film dopo Via Castellana Bandiera (2013), i modi della composizione si fanno differenti: se nella prima parte, fatta di scoppi di danza, di vitalità, in cerca del sole, delle promesse della gioventù, dell’esplorazione di esperienze affettive, i corpi sono ancora esplosivi, quando le sorelle maturano e arriviamo a scrutare nella loro età adulta e poi nella loro vecchiaia, sino alla scolorire nella morte, l’immagine si fa dominante, scavata, contorta, sovrabbondante o rastremata, barocca, tra l’espressionismo tedesco e certe figurazioni di macerati santi seicenteschi, tra la carne dirompente, il trionfo della malattia, la corruzione della vecchiaia e della morte.

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