THE QUIET FAMILY

Dopo il licenziamento del padre, una famiglia si ritira in un vecchio cottage di montagna con l'intenzione di farne un albergo. Ma i giorni passano, e di clienti nemmeno l'ombra. Presto, fra i bizzarri membri della famiglia, inizia a serpeggiare il malcontento. Almeno finché non arriva il tanto atteso primo cliente, che però si fa trovare morto la mattina dopo l'arrivo. Spinti dalla necessità di non mandare all'aria il neonato business, la famiglia decide di seppellire il morto. Ma anche ai clienti che successivamente giungono nel cottage tocca la stessa sorte, e seppellire clienti morti diventa routine.

1998
Corea del sud
Drammatico
Jee-woon Kim
Park In-Hwan, Na Mun-Hee, Song Kang-ho, Choi Min-sik, Ko Ho-Kyeong
103min
3.90
V.O. CON SOTTOTITOLI


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L?esordio alla regia di Kim Jee-woon è una black comedy di ambientazione montana basata sul meccanismo dell?accumulo: una volta commesso l?errore iniziale (seppellire il cadavere del primo cliente), la situazione precipita inarrestabilmente, costringendo ?la tranquilla famiglia? a sporcarsi sempre di più le mani per non compromettere il nome dell?albergo. Dannatamente talentuoso sia come sceneggiatore che come regista, Kim riesce a tenere i toni in perfetto equilibrio tra il comico e il macabro, centrando il registro del grottesco con disinvolta precisione. Ciononostante il meccanismo slow burn è così scoperto e spremuto che a lungo andare rischia di diventare prevedibile e vagamente improduttivo, finendo per ingrigire il brillante humour nero di partenza in un sarcasmo vagamente caricaturale.
Ma l'autentica protagonista è la casa-locanda: uno spazio penetrabile e percorribile da qualunque parte e in qualsiasi direzione, vero e proprio ricettacolo di sorprese di ogni tipo (da suicidi inaspettati a inopportune ricomparse, da equivoci fatali a sgambetti micidiali) e artefice compiaciuta della catena di morti bizzarre che si accumulano inesorabilmente sotto il suo tetto. E' lei, perfidamente divertita, a tenere il soddisfacente body count. Soundtrack ecletticamente trascinante (Delinquent Habits, Stray Cats, Harry Nilsson, Patridge Family).

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Una delle migliori sorprese per la critica straniera al Festival di Pusan. Una commedia maliziosa, genuinamente anarchica, sulle assurdità crescenti di una famiglia coreana "tipo". Si tratta d'una specie di grand guignol attualizzato che ha rilanciato il genere horror nel cinema coreano. La vicenda, vista dagli occhi della figlia diciassettenne Mi-na (Go Ho-kyung), riguarda la famiglia Kang che ha impiegato tutti i propri risparmi in un cottage isolato in collina, battezzato Casetta Nebbiosa. Vi attendono con ansia il loro primo ospite; questi risulta essere un bizzarro barbone, e viene trovato morto, apparentemente suicida, il mattino dopo. Allora il padre (Park In-hwan) decide che devono seppellirlo per poter continuare la loro impresa. Purtroppo, anche la successiva coppia di giovani ospiti decide di commettere un doppio suicidio dopo una notte di sesso appassionato, così ben presto finiscono anch'essi sotto terra. Di lì in poi le cose vanno di male in peggio. L'ex regista e scrittore teatrale Kim Jee-woon ottiene una splendida recitazione collettiva dal suo cast, con alcuni attori in ruoli inusuali, e con un tono di perfetta normalità come se si trattasse d'un episodio qualunque nella vita di una famiglia economicamente disagiata (anche se la sceneggiatura era stata scritta prima della crisi asiatica). Il film non va a fondo a tutti i suoi subtesti - la santità della solidarietà famigliare, gli scoppi di violenza improvvisa nella repressa società coreana -, anche se con l'ultima raccapricciante inquadratura il pubblico non potrà certo pensare di aver assistito a una commedia pura e semplice.

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Piccola chicca di commedia nera, con quel tanto di macabro, orrorifico, e di thriller da rimandare a precedenti illustri come Psycho e Shining, e al contempo alle loro legittime e svariate parodie, The Quiet Family è un elogio della follia collettiva che nasce dalla solitudine, dall’isolazionismo, dall’eremitaggio. “Sai cos’è la solitudine”, chiede ad un giovane Song Kang-ho il primo sfortunato ospite dell’amena locanda di montagna, prima di essere ritrovato cadavere, presunto suicida; ma lui sembra non capire, per nulla consapevole d’essere intrappolato in questo scalcinato e claustrofobico clan familiare, un microcosmo fatto di elementi asociali destinati al confino. Un compendio di personaggi da antologia: c’è la coppia di mezza età burbera ed inacidita dalla vita, lo zio nullafacente ed infantile che vive alle spalle del fratello, la figlia maggiore, timida, complessata e romantica, la figlia minore, una piccola emo in preda all’umorismo nero e all’apatia, ed infine il giovane depravato che origlia le prodezze amorose delle coppiette appartate. Una banda di cialtroni omicidi solo per caso,,costretti a sporcarsi le mani per mantenere il loro bizzarro status quo minacciato dalla sfortuna e chissà…forse da oscure presenze.

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Una risata vi seppellirà

Film d’esordio di Kim Jee-woon, The quiet family è una black comedy spassosa e irriverente, che mischia grottesco, horror, sangue e suspense. Per ridere, anzi ghignare…

Non aprite quella porta. Non sorpassate quella soglia. Quale? Quella della locanda di montagna della “tranquilla” famiglia Kang protagonista di The quiet family di Kim Jee-woon. Perché chi vi entra, non ne esce più… vivo. Infatti uscire si esce, ma morti, insacchettati in grossi nylon trasparenti il cui destino è l’humus di un secco, freddo e torbido bosco d’alta quota. A voi quindi la scelta se prenotare o meno una stanza, singola o doppia che sia…

The quiet family di Kim Jee-woon è l’incarnazione di quella indole prettamente coreana incentrata sul mix di generi diversi verso soluzioni artistiche di sicuro impatto. E nonostante la lontananza geografica del cinema coreano da quello occidentale (europeo e americano), siamo di fronte ad una commedia permeata da un’ironia così nera da essere universale, così come universali sono le risate che suscita. Una comicità, quindi, che non rimane circoscritta all’ hinc et nunc della “provincia orientale”.

Lo schema di fondo, pilastro del simpaticissimo plot, è il rilancio continuo, un crescendo di situazioni talmente goffe e paurose da farci ridere di gusto. E’ così che incappiamo, con un ritmo che si smorza raramente, in suicidi e omicidi involontari o premeditati, sparizioni e ricomparse, morti-non-morti, picconate e vangate, con una buona dose di sangue a condire (inevitabilmente) il tutto.

La regia di Jee-woon è già dotata di tutte quelle caratteristiche che nei film successivi diventeranno suoi stilemi identificativi e inconfondibili. La mdp, ad esempio, ha già “in potenza” tutti quei movimenti arditi che ritroveremo ne Il buono il matto il cattivo.

Ma fondamentale è l’assortimento di attori che vanno a comporre questa famiglia Addams di assassini nati. Interpreti e personaggi che spiccano a coppie: i vecchi e misteriosi coniugi Park In-Hwan e Na Mun-Hee, le taciturne e inquietanti sorelline Go Ho-kyung e Lee Yun-seung, la strana coppia formata da Song Kang-ho (Thirst, The Host) e Choi Min-sik (Old Boy, I saw the Devil).

The quiet family è quindi una commedia corale, anzi familiare, dove a risaltare come vera protagonista è però lei e solo lei: la locanda/albergo, spettrale entità che, dall’alto del poggio su cui sorge, domina incontrastata sulla valle e sui destini degli sventurati escursionisti che (poveri illusi!) sperano di potervi dormire notti serene e riposi tranquilli.

Da segnalare l’eclettica soundtrack che alterna canzoni come la sorniona pop e rap Tres Delinquentes dei Delinquent Habits o la ritmata Jump into the fire di Harry Nilsson con il ricorrente, amabile, brioso e spensierato Momento musicale n. 3 di Schubert.

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