MI CHIAMO ALTAN E FACCIO VIGNETTE

UN SINTETICO (E PERCIÒ EFFICACE) DOCUMENTARIO SU UN UOMO CHE SA RICORDARCI CHE IL PENSIERO PUÒ ANCORA ESSERE ESPRESSO.

Francesco Tullio Altan si racconta e viene raccontato da chi gli è vicino (la moglie, gli amici) e dai suoi personaggi che, in alcuni casi, assumono le sembianze di Angela Finocchiaro, Paolo Rossi e Stefania Sandrelli.

C’era una volta l’articolo di fondo, quello che non tutti leggevano e che aveva lo scopo di approfondire lo stato delle cose. C’è, ormai da tanti anni, la vignetta in prima pagina che in una, due battute, espone il sentire di quel preciso momento storico e/o sociale. Altan ne è un indiscusso maestro perché anche se non lo dice esplicitamente, il giorno in cui, o in famiglia o a scuola, gli hanno parlato della sintesi non solo ha ascoltato ma ha anche preso un (breve) appunto.


2019
Italia
Documentario
Stefano Consiglio
Stefania Sandrelli, Angela Finocchiaro, Paolo Rossi, Stefano Benni, Gérard Zingg
74min
3,90
Dal 28/12


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MI CHIAMO ALTAN E FACCIO VIGNETTE

   Un racconto sulla vita e la carriera del grande disegnatore con l’aiuto dei suoi personaggi, fra tutti Pimpa e Cipputi, e dei suoi amici e colleghi, da Rumiz a Serra, da Vauro a Staino e Zerocalcare. Un documentario su di lui e sul Paese che ha raccontato e che sta continuando a raccontare da oltre quarant’anni, con tutte le sue aspirazioni, le sue evoluzioni e involuzioni.

 Il passato e il presente di un artista che passa dall’una all’altra delle sue personalità con la naturalezza sintomatica del suo vivace camaleonte Kamillo Kromo, deliziando il suo pubblico con la precisione intelligente dei suoi strali satirici, con la sensualità del suo disegno morbidamente curvilineo, con la gioia cromatica dei suoi contrasti vivaci, con la ferocia affettuosa del suo sguardo, rendendoci in qualche modo più leggibile, e persino più accettabile, il caos del mondo – e dell’Italia in particolare. Significa dunque raccontare oltre quarant’anni di storia italiana, dagli anni Settanta a oggi. Una carriera artistica che spazia dal fumetto per adulti (Ada, Colombo, Franz, Brandelli, Macao, Cuori pazzi, ecc) alla vignetta di satira politica e di costume costume (con la creazione di nuove azzeccate maschere della nostra infinita commedia dell’arte, tra cui l’operaio Cipputi), dalla produzione narrativa e illustrativa per bambini (dai primi Libri della Kika alla Pimpa, nata nel 1975 per far divertire la figlia Francesca) alle molte visualizzazioni di opere di narrativa tra cui quelle di Antonio Porta, Gianni Rodari e Roberto Piumini.

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La Pimpa

   La Pimpa è un personaggio immaginario protagonista dell'omonima serie a fumetti italiana ideata nel 1975 dal fumettista Altan. La serie, pubblicata negli anni settanta e ottanta sul settimanale Corriere dei Piccoli, diviene una delle più apprezzate del periodo e, a seguito del successo riscontrato, nel 1982 ne viene prodotta una serie a cartoni animati. Altan crea il personaggio per la figlia, che gli aveva chiesto di disegnarle un cane, e nel 1975 esordisce sul settimanale Corriere dei Piccoli, sul quale pubblica fino al 1994, anno di chiusura della testata. 

Il personaggio è una cagnolina bianca con grandi pallini rossi, lunghe orecchie e la lingua spesso a penzoloni. È molto simpatica e ha una grandissima fantasia, che usa per giocare, disegnare e fare tutto ciò che fanno i bambini. Non le piace mangiare il minestrone e gli spinaci, mentre adora il gelato, ed usa veicoli come aeroplani o idrovolanti per spostarsi in luoghi lontani e conoscere nuovi amici.

Il personaggio vive in un mondo fantastico fatto di animali parlanti e di oggetti animati, in una casa di campagna lontana dalla città, dove abita con il signor Armando, un uomo dalla carnagione gialla, con un nasone e grandi baffi marroni, che le fa sia da padrone che da padre, molto gentile ed accomodante, anche se spesso giustamente severo. Il primo incontro dei due protagonisti è avvenuto in un bosco dove Armando, in cerca di fragole, scorge i grandi pois della cagnolina e scopre che sa parlare, è curiosa, simpatica e affettuosa e decide di invitarla a casa sua mettendole a disposizione una stanza con un grande letto e una vivacissima trapunta multicolore. Tra gli amici della cagnolina ci sono la gatta azzurra Rosita, il coniglio a pois celesti Coniglietto e il pulcino Colombino. Poi c'è Tito, un cagnolino piccolo tutto azzurro che in alcune storie appare come secondo cane di Armando. Altri personaggi, apparsi nei fumetti e nei cartoni animati della Pimpa, sono la rondine Luisa, il pinguino Nino, la formica Bibì, la lucciola Lucia, la foca Lulù, la zebra Adele, Olivia Paperina, Bombo Ippopotamo, Bella Coccinella, Ciccio Porcellino e Pepita, una dinosaura-bambina bianca a pallini rossi come la Pimpa. C'è anche la Pimpa Gemella, che appare dallo specchio del bagno della Pimpa originale che non si limita a riflettere l'immagine della Pimpa, ma le parla e la consiglia, e a volte la prende in giro.

Sorridente e piena di vita, la Pimpa si avventura dappertutto, esplorando il mondo attorno a sé, magari volando in aeroplano fino in Africa, navigando in barca fino all'Australia o ancora partendo con il razzo Egidio per volare tra le nuvole, sulla luna e in mezzo alle stelle. A sera, la cagnolina rientra a casa e racconta ad Armando l'esperienza della giornata: "Armandone" appare in genere profondamente scettico e la Pimpa puntualmente lo rassicura regalandogli i souvenir dei suoi fantastici viaggi. Poi si fa dare dall'Armando un bel bicchiere di latte, si mette a dormire salutando gli oggetti attorno a sé e guarda verso lo schermo strizzando l'occhio ai telespettatori.

Altan, Pimpa e Cipputi

   Il mitico Cipputi, l'operaio metalmeccanico rassegnato allo sfruttamento da parte dei padroni, e la Pimpa la cagnolina a pois rossi, amata da tutti i bambini da quando è nata. quarant'anni fa. 


Sono le creature più famose del fumettista Francesco Tullio Altan, nato a Treviso 77 anni fa ma da molti anni residente ad Aquileia.
Il ritratto di un artista che non si lascia definire

   "Altan non va in televisione, Altan non appare quasi mai e questo ha creato intorno ad Altan un alone di leggenda. Ma Altan detesta gli aloni”. Basterebbero queste parole di Stefano Benni per dare l’umore di un film lucido e disincantato come Mi chiamo Altan e faccio vignette di Stefano Consiglio, presentato al Torino Film Festival appena concluso. Altan è un personaggio trasparente e criptico al tempo stesso come le battute delle sue vignette: “che cosa ho fatto per dover nascere di sinistra?”, si chiede uno dei suoi personaggi; oppure “l’importante è non essere un qualunquista qualunque”.
Il ritratto del vignettista serve da filtro per raccontare i sogni perduti, il disincanto, le stonature di un’epoca. Cipputi, il mitico operaio Cipputi, è il protagonista di tante vignette di Altan, l’occhio che guarda da lontano con uno sguardo sempre obliquo quello che accade nel suo universo. Nel percorso di Altan, Cipputi interpreta il tramonto della centralità della classe operaia, l’emergere di altre sensibilità. Ma è anche una sorta di termometro; sa adattarsi al linguaggio che cambia, sa mantenere una sua dignità: “Aggiornarsi Cipputi, oggi vige il lìberal”, lo apostrofa un tipo à la page. E lui: “Voglio venirle incontro, mi chiami còmunist”.

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