L’amore familiare e? come un business. Un uomo viene ingaggiato per interpretare il padre scomparso di una bambina di 12 anni, il fotografo per un’aspirante modella e il genitore di una sposa il giorno del suo matrimonio. Ma non solo. “Le persone dicono che sono un po’ come un camaleonte. Ogni giorno devo interpretare molti ruoli diversi. La mia agenzia e? chiamata Family Romance”, dice il protagonista interpretato dall’attore e performer Yuichi Ishii. Un film sui rapporti umani, sui social network, sulla realta? e la finzione.
Werner Herzog torna al cinema con un film sperimentale, girato interamente in Giappone, fuori concorso all’ultimo Festival di Cannes
A Tokyo esiste un’agenzia che fornisce attori che facciano la parte di qualcuno nella vita reale, non in un film o a teatro. C’è chi non ha abbastanza invitati al matrimonio e vuole aggiungere una tavolata, chi ha bisogno di richiamare più pubblico a un evento o presentarsi con un amico in una situazione sociale, chi ha bisogno di un capro espiatorio che si prenda una sgridata al posto suo. Sono tutti potenziali clienti della Family Romance, il cui presidente è un personaggio molto carismatico che è apparso spesso sui media giapponesi perché -questo sia chiaro- la sua attività è molto bizzarra persino qui.
La storia esplora il tema della finzione utilizzata per raggiungere risultati emotivi reali, un’attività particolarmente sviluppata in Giappone. Senza arrivare agli amici in affitto, questo paese trabocca di locali in cui passare del tempo parlando con ragazze o ragazzi, farsi servire da bere e confidare cose che forse a persone più intime è difficile dire, ci sono servizi telefonici con i quali intrecciare rapporti umani con sconosciuti senza volto, bar in cui più che le bevande quello che ha valore è chi le serve, il suo carisma, la sua capacità di ascoltare e capire.
Batuman cita il caso di una coppia di anziani che noleggiò un finto figlio per ascoltare le storie tristi del padre e un finto nipote per poter toccare la pelle di un bambino: il vero figlio viveva con loro ma non voleva ascoltare le storie del padre; il vero nipote era ormai cresciuto. Per poter passare tre ore con un figlio, una nuora e un nipotino a noleggio la coppia pagava l’equivalente di 900 euro.
ANSA ha intervistato due delle principali agenzie che da anni 'noleggiano' affetti familiari. Dando vita ad un business da centinaia di milioni di yen
Esiste, in Giappone, un business florido ed in ascesa, che fa leva su uno dei problemi principali della società nipponica: la disgregazione del modello familiare tradizionale. Il paese ha infatti ha uno dei tassi di natalità piu' bassi al mondo, gli anziani rappresentano una fetta sempre maggiore della societa' e il numero dei single adulti, che spesso vivono con papa' e mamma, ha raggiunto i livelli più alti di sempre. Trovare una famiglia tipo - con genitori, zii, nipoti e nonni – è insomma un'impresa difficile ed i giapponesi pur di avere una di queste figure al proprio fianco sono disposti a tutto. Anche a prenderle in affitto. Ecco spiegato il successo delle aziende 'Rent a Family', dove ci si rivolge per 'noleggiare' il padre che non c'è, l'amica con cui fare i selfie da postare sui social, la nonna con cui far stare i nipotini e perfino lo sposo (finto) per accontentare i genitori che sognano di vedere la figlia sistemata. Per capire meglio le dinamiche di questa insolita industria, ANSA ha intervistato due dei principali attori del settore, Yuichi Ishii, fondatore e Ceo di 'Family Romance', e Abe Maki, Presidente dell'agenzia 'Client Partners'.
Pensandoci bene, nella vita di tutti i giorni, tutti recitiamo la parte che ci siamo scelti o che la vita ci ha affidato, con risultati più o meno soddisfacenti. Perché allora non impersonare un ruolo che ci viene richiesto, se poi è anche remunerato?
Possono delle emozioni in affitto riempire il vuoto di rapporti reali? Herzog suggerisce risposte interessanti, riflettendo sulla possibilità che il "reenactment" possa restituire una percezione di autenticità maggiore di quella che vuole riprodurre.