FRANK

Per un giovane aspirante musicista è una fortuna finire a suonare con Frank, o un terribile guaio? Perché Frank non è solo il leader di una band d’avanguardia dal nome impronunciabile, i Soronprfbs. Frank non è solo un genio della musica. Frank ha un vezzo inquietante: porta una gigantesca maschera di cartapesta. Forse è un pazzo, forse un profeta. Ma dopo aver lavorato con lui non sarai mai più lo stesso. Liberamente ispirato a Frank Sidebottom, alter ego del comico e musicista britannico Chris Sievey e ai cantautori Daniel Johnston e Captain Beefheart, questa vicenda ci porta sul confine tra genio e follia. Per celebrare la vita ai margini. Sotto la maschera di Frank l’acclamato attore Michael Fassbender.


2014
Irlanda
Drammatico, Commedia
Lenny Abrahamson
Michael Fassbender, Maggie Gyllenhaal, Domhnall Gleeson, Scoot McNairy, Carla Azar, François Civil, Tess Harper
95 min
3.00


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TOCCANTE, SURREALE E DIVERTENTE PARABOLA SUL TALENTO E LA SOFFERENZA DI UN MUSICISTA SENZA VOLTO.

L'idea


Il film di Lenny Abrahamson è molto più di un'idea e molto più di una testa gigante di cartapesta sul collo di Michael Fassbender. In qualsiasi momento si possa pensare di aver colto l'essenza di Frank, ecco che questo sfugge, si divincola e cambia forma e sostanza. La parte di commedia surreale, basata sulle vicende bizzarre di una band dal nome impronunciabile, lascia presto il passo a una riflessione sulla differenza tra viralità e popolarità e sul rapporto complesso tra instabilità mentale e talento artistico, una relazione né sufficiente né necessaria, benché spesso presente. Quell'equazione di cui Jon non riuscirà mai ad afferrare il senso, smarrito tra i suoi sogni di gloria al punto di credere alla qualità delle sue mediocri e stentate composizioni e al successo di una band che evidentemente non potrà mai averne. Sino a un epilogo che sceglie di non stupire più, ma di colpire a fondo per la sua sincerità, che sveste la maschera di Frank e insieme mette a nudo il suo talento disarmante, rimandando alla fisicità epilettica di Ian Curtis e alla sensibilità da Peter Pan sconfitto dalla vita di Daniel Johnston.
Un film sul rock, indipendente e non, sul dono e la maledizione di nascere musicista e sul sacrificio vanamente autoindotto di chi si ritiene tale senza esserlo. Un film sui social network, uno dei più acuti dopo lo spartiacque di David Fincher, e sulla loro capacità di attecchire rapidamente e superficialmente, illudendo(si) di poter realmente condizionare. Un film su cosa significhi successo, nelle sue mille declinazioni: quelle ovvie di un white collar che si crede un artista e quelle imperscrutabili di una persona che non riesce a guardare negli occhi chi ha di fronte ma che ambisce ad essere accettato da una moltitudine.
Non è un film per tutti, Frank, ma sarebbe bello vivere in un mondo in cui tutti gli dessero una chance, provando a entrare in contatto con il mistero per niente buffo dell'uomo senza volto che viene da Bluff senza essere un bluff.

"Stiamo diventando la luce per farla brillare!"
Frank (Michael Fassbender)

Il Messaggero


Molti artisti hanno bisogno di una maschera per creare. Altri elaborano un'identità fittizia - pseudonimo, costume di scena, personaggio costruito a uso dei media - anche per vivere, magari finendo fagocitati dalla loro creatura. Di solito nessuno però, almeno in Occidente, prende la cosa così alla lettera da trascinare un'intera carriera, o un'intera esistenza, sotto un mascherone di cartapesta.


Frank


La condizione-limite è quella in cui vive Frank, magistralmente interpretato da Michael Fassbender che riesce, nonostante il volto coperto dalla maschera di cartapesta, a rendere visibile la profondità dell'anima di un personaggio così complesso. Attraverso la modulazione della voce e la mimica corporea che mette in evidenza il più umile gesto del personaggio, il suo passo, le sue esitazioni e i suoi impulsi, l'attore ha la magica capacità di dare poesia e vita ad ogni cosa che lo circondi e perfino alla stessa maschera che gli occulta il volto privandolo, apparentemente, della sua identità. Mettere in evidenza proprio quei gesti, quei passi, quelle esitazioni e quegli impulsi è un tipo approccio che pare essersi perso nella lontananza di pratiche "antiche", rispetto ai corpi digitalizzati dei film contemporanei, ma costituisce un particolare che questo grande attore sembra non avere dimenticato:quello di mettere il cinema al servizio di una più profonda conoscenza dell'essere umano.La scena finale del film raggiunge l'apoteosi espressiva nel momento in cui Michael Fassbender, che si è tolto la maschera, mette in scena "l'insostenibile leggerezza dell'essere" del personaggio, ed il suo volto diviene il luogo teatro di quella nudità interiore, di quell'imbarazzo di fronte al mondo, frutto della consapevolezza di essere "un diverso", "un matto" nel suo tentativo ultimo e disperato di chiedere e di potere dare amore. E tutto questo si concentra in un unico momento, cantando con voce struggente "I love you all", perchè, come dice Vasco Rossi:"la Vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia".

Ispirazione

Il film è liberamente ispirato alla storia di Frank Sidebottom, alter ego di Chris Sievey, comico inglese che sul finire degli anni Ottanta e nei primi anni Novanta riscosse un certo successo nel mondo underground, indossando una finta testa di cartapesta sulla quale dipinse un volto – solo il suo ristretto circolo di amici lo vide mai senza maschera – e andando il tour con la Oh Blimey Big Band. Nel 2010, quando Frank morì di cancro alla gola, la sua fama traballante si era ormai estinta da tempo e solo la generosità dei suoi fan l’hanno salvato da un funerale da indigente.