SENZA LUCIO

Il 1 marzo 2012 la morte di Lucio Dalla, personalità tra le più poliedriche che la scena artistica italiana abbia conosciuto, ha scatenato un'ondata di molteplici, affettuose reazioni, radicate com'erano nell'immaginario del Paese le sue canzoni. Senza Lucio di Mario Sesti vuol rendere soprattutto giustizia a questo mare emozionale, attraverso le parole e le immagini private di alcuni amici e collaboratori tra i più stretti. Evitando la strada convenzionale del documentario biografico - costruito cioè su sicure basi d'immagini d'archivio e climax musicali di facile impatto emotivo - lavora appunto sulle ragioni dell'assenza che un autore così creativo, curioso e istintivamente empatico ha lasciato nei singoli. Il rischio dietro l'angolo è il santino sentimental-buonista. A parziale garanzia contro tale pericolo è il coinvolgimento, in voce over e in veste di autore di molte fotografie inedite, del compagno d'arte e di vita Marco Alemanno. Cifra che assicura a Senza Lucio una linea precisa: la volontà di non fare sensazionalismo ma di condividere con la collettività un lutto per elaborarlo. Preservare quindi uno spirito, una comunicazione altra, impalpabile ma presente, con chi non è più.

In Senza Lucio dicono infatti tanto del cantautore bolognese non solo gli intervistati "vip" (alcuni con dei flash brevissimi, per quanto intensi, come Arbore, Aznavour, Rossellini, Turturro), quanto le immagini della natura verso cui Dalla correva in cerca di meraviglia e ispirazione: il mare delle Tremiti, Sorrento, la Puglia e il panorama incoercibile dell'Etna. La macchina da presa cioè tenta di farci vedere quei paesaggi e quei volti con la sua stessa intenzione, curiosità, amore per la vita e la bellezza.
Chi si aspetta di conoscere verità non rivelate dell'autore di Caruso (più volte citata) non troverà qui se non la conferma di una contraddizione a tratti sconcertante quanto umanissima: la proporzione diretta tra espansività dell'artista - a sua volta catalizzatore di talenti e creatore di reti virtuose - e l'assoluta riservatezza, quasi omertosa, sulla propria vita privata, qui spiegata dal teologo Enzo Bianchi come una necessaria esigenza di mistero.
Il film trova l'equivalente di questa discrezione nell'assenza in video di Alemanno (se non per un momento topico: la visione casalinga di Milk di Gus Van Sant). Senza Lucio è in primis un'indagine sull'instancabile ricerca di uno sperimentatore, amante del cinema e delle arti performative (indimenticabile la sua sigla jazz che per anni ha introdotto i film del lunedì sulla Rai). Ma anche, implicitamente, un risarcimento per Alemanno, una compensazione che Sesti sembra volergli attribuire, a controbilanciare la sua esclusione dalla gestione dell'eredità artistica dell'amico. In nome di tutti gli altri che hanno amato Dalla sta il ricordo precisissimo di Toni Servillo, che identifica il vero motivo: la sua capacità di farci sentire proiettati nel nuovo, nello sconosciuto, nel futuro. Forse un po' troppo educato ma indubbiamente generoso, seduta tra amici che esorcizzano il senso di perdita e insieme pedinamento di una carriera meravigliosa e felicemente interdisciplinare, Senza Lucio riecheggia rispettoso tra orecchie e cuore, come i vocalizzi leggeri di quel corsaro della fantasia.


2015
Italia
Documentario
Mario Sesti
Lucio Dalla, Marco Alemanno, Charles Aznavour, Paolo Nutini, John Turturro, Isabella Rossellini, Paolo Taviani.
86min
4,90
Da giovedì 4 Marzo


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Dalla raccontato da Alemanno


Basso, tozzo e peloso. Suonava il clarinetto nei locali di Bologna. È diventato Lucio Dalla. Uomo, amico e artista. Un essere geniale, disponibile e generoso con il prossimo, anche se tanto riservato. È questo il ritratto che viene fuori da Senza Lucio, documentario diretto da Mario Sesti. Un album pieno di ricordi, una lettera d’amore in cui voce narrante è Marco Alemanno, la persona che Dalla ha scelto come la più importante della sua vita.

Senza Lucio non ha alcuna pretesa, se non quella di rendere omaggio ad un uomo piccoletto che con il suo talento, la sua curiosità, la sua voglia di vivere, viaggiare e conoscere ha fatto tanto per gli altri. “Sono stato la persona che Lucio ha voluto vicino a sé per tanti anni, non voglio tenere questa esperienza così fortunata chiusa in un cassetto”, sono queste le parole conclusive di Marco Alemanno. La frase che sta alla fine di un percorso durante il quale lo spettatore è preso per mano e accompagnato nella vita di Lucio Dalla sin dalla sua infanzia, passando per il suo attaccamento al sud Italia, fino al ritratto atipico che ne fanno i suoi amici.

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Senza Lucio


Il film racconta Lucio Dalla attraverso gli occhi di chi gli è stato più vicino negli ultimi dieci anni, Marco Alemanno. : tutti conosciamo Dalla, non solo irripetibile autore e musicista ma anche personaggio pubblico che ognuno, almeno a partire dagli anni '70, sente come mito o compagno di strada, come icona di creatività, ironia e libertà, ma anche un po' come parte della propria vita e della propria famiglia. Il film è anche una mappa dei luoghi del mondo di Lucio Dalla: un viaggio nei paesaggi in cui il cantautore è stato più vicino al mondo della propria felicità e dei propri sogni. Da Bologna alla Puglia di Manfredonia e delle Isole Tremiti, fino alla Sicilia dell'Etna e di Milo. Non mancano le voci di chi ha collaborato e lo ha conosciuto meglio (in Italia come all'estero): star internazionali come per esempio Charles Aznavour o Paolo Nutini, attori e autori di cinema con cui ha lavorato come John Turturro, i fratelli Taviani, Isabella Rossellini; teologi come Enzo Bianchi, artisti come Luigi Ontani e Mimmo Paladino, critici musicali come Ernesto Assante e Gino Castaldo, ma anche musicisti e nomi noti dello show business e del professionismo musicale come Renzo Arbore, Stefano Di Battista, i Marta sui Tubi, Piera Degli Esposti (che lo conosceva sin dall'infanzia), Paola Pallottino (che ha scritto per lui il testo di "4/3/1943") oppure Michele Mondella e Beppe D'Onghia (che hanno lavorato con lui per decenni). Ci sono voci di intellettuali che lui frequentava abitualmente (Antonio Forcellino, Peppe e Toni Servillo) e insieme alla loro c'è anche la testimonianza di persone semplici che gli erano molto vicine alle Isole Tremiti e in Sicilia, a Milo, (i suoi due Buen Ritiro) e un coro di non professionisti (Novesesti) diretti dal maestro Paolo Tagliapietra che esegue un brano di Dalla meno noto ma struggente, scritto con Roberto Roversi (Ulisse coperto di sale). Ma è soprattutto il racconto più interno (cosa pensava Dalla di se stesso, del suo talento, del suo successo), i momenti più appartati e solitari (la contemplazione del mondo, la curiosità insaziabile per gli altri) che nel film fanno conoscere un Lucio Dalla che pochissimi hanno avuto la possibilità di sentir raccontare. Da questo punto di vista, tuttavia, il racconto su Dalla di Marco Alemanno ci porta sorprendentemente in uno stato d'animo che conosciamo meglio di quanto sospettiamo: tutti noi, abituati ad avere vicino la sua musica, le sue parole, le sue canzoni, come se facessero parte integrante del paesaggio della nostra esistenza, abbiamo provato una sensazione di perdita irreparabile alla sua scomparsa.

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